Mentre in tutto il Nicaragua fervevano i preparativi per la festa della Purisima, la giudice Juana Méndez ha emesso la tanto attesa sentenza sul caso dell'ex presidente della repubblica Arnoldo Alemàn. La giudice l'ha riconosciuto colpevole dei reati di riciclaggio di denaro, frode ai danni dello Stato, peculato, associazione e istigazione per delinquere e delitti elettorali. La condanna é di 20 anni di carcere con una multa pari al doppio del danno causato allo Stato. Attualmente gli sono stati confermati gli arresti domiciliari sospendendo tutte le libertà di movimento e di contatto con l'esterno concessegli solo pochi giorni fa. Il trattamento sarà lo stesso del regime carcerario in attesa che venga risolta l'impugnazione, presentata dalla Procura, del referto medico che reputa l'ex presidente incompatibile con il regime carcerario per gravi problemi cardiaci. E' invece risultato assolto il suo ex funzionario Byron Jerez, le cui dichiarazioni sono servite alla giudice per giungere a questa sentenza. Subito dopo la sentenza un folto gruppo di sostenitori dell'ex presidente ha tentato di invadere i locali del tribunale ed é stato respinto dalle forze speciali della Polizia sulle quali é cominciato un fitto lancio di pietre che ha ferito un poliziotto. I manifestanti sono stati dispersi con gas lacrimogeni e cariche leggere da parte della polizia stessa. Attualmente nei dintorni del tribunale é tornata la calma, ma é da aspettarsi una forte reazione da parte dei settori più intransigenti del "liberalismo arnoldista". L'avvocato di Arnoldo Alemàn ha immediatamente inoltrato il ricorso in appello. Che questo processo potesse sfociare in una dura condanna era nell'aria già da qualche giorno. Dopo la concessione degli arresti domiciliari ad Arnoldo Alemàn avvenuta solo qualche giorno fa, era iniziata una fitta serie d'incontri tra le rappresentanze sandiniste (FSLN) e liberali (PLC) con l'obiettivo di accordare un nuovo "patto" tra i due partiti che appartasse il governo di Enrique Bolaños e che iniziasse una nuova stagione di riforme costituzionali. Era stata decisa la sospensione delle elezioni municipali del prossimo anno e l'accantonamento dell'approvazione della Legge di Carriera Giudiziale, con la quale sarebbe stato estromesso dal potere giudiziale un folto numero di magistrati e giudici sandinisti. Questo nuovo "patto" era stato rifiutato apertamente dalla maggioranza dell'opinione pubblica e ovviamente dal presidente Bolaños. Dopo un incontro avvenuto tra Daniel Ortega e Arnoldo Alemàn, la situazione é cominciata a precipitare in quanto, il leader liberale, avrebbe richiesto la sua completa assoluzione da parte della giudice di affiliazione sandinista Juana Méndez in cambio delle negoziazioni sulle riforme costituzionali e di una serie di favori al FSLN (tra queste il discorso della Legge di Carriera Giudiziale, la sospensione delle elezioni, le riforme al Consejo Supremo Electoral, le nomine non ancora effettuate del nuovo presidente della Corte Suprema de Justicia di alcuni magistrati e giudici della Corte di Appello di Managua, Masaya e Granada e la riforma del sistema elettorale). I membri della commissione liberale preposti a discutere con i sandinisti hanno inoltre cominciato ad emettere dichiarazioni secondo le quali non avrebbero mai assecondato i sandinisti nell'intento di togliere potere al presidente della repubblica e si sono più volte riuniti con l'ambasciatrice nordamericana, Barbara Moore. Questi episodi hanno quindi portato alla rottura delle trattative tra i due partiti che, improvvisamente, hanno convocato conferenze stampe in cui si ribaltava completamente quanto detto solo 48 ore prima. Daniel Ortega, appoggiato dai membri della Convergencia, ha annunciato che non avrebbero mai accettato che il caso Alemàn rietrasse nelle negoziazioni ed hanno lanciato l'ipotesi di un Dialogo Nazionale a tre bandi (FSLN, PLC e Governo) attraverso il quale giungere alla riforma dello Stato e dei suoi poteri. Tale accordo verrebbe poi sottomesso alla prova di un plebiscito nazionale in cui i nicaraguensi dovrebbero esprimere il loro consenso o disaccordo. Contemporaneamente il PLC ha annunciato che appoggerà il governo nell'approvazione della Legge di Carriera Giudiziale, tanto temuta dai sandinisti e che non continuerà nell'appoggio alla sospensione delle elezioni del 2004, la qual cosa mette a rischio l'approvazione del Bilancio Generale della Repubblica (che é uno degli obblighi imposti dal FMI per l'approvazione della sospensione dell'80% del debito estero) dato che i fondi destinati alle elezioni erano già stati convogliati verso varie istituzioni come Educazione, Sanità, Università, Polizia ed Esercito. Intanto il presidente Bolaños, dopo due giorni di tensioni per quello che appariva come il nuovo patto o "repacto" tra liberali e sandinisti, ha indetto l'ennesima conferenza stampa a reti unificate in cui, con la simbolica presenza dello Stato Maggiore dell'Esercito e della Polizia Nazionale, ha lanciato un durissimo discorso contro i due "caudillos" avvertendoli che "non ha paura" e che a gennaio presenterà al Parlamento nuove leggi per effettuare le riforme ai poteri dello Stato ed ha incitato i deputati ad approvare immediatamente il Bilancio della Repubblica, ad approvare la Legge di Carriera Giudiziale per eliminare la politicizzazione della giustizia (il riferimento era chiaramente diretto ai sandinisti). Ha inoltre ripreso le parole di George Bush che nei giorni scorsi ha mandato un chiaro segnale appoggiando l'opera di Bolaños dichiarando che "i nicaraguensi hanno sofferto per mano di leaders a cui importava di più un dogma sconfitto o l'arricchimento personale illecito che il benessere del proprio popolo". Ha inoltre aggiunto che "appoggio gli sforzi che sta facendo l'amministrazione Bolaños per affrontare coloro che rubano al popolo, per riformare le istituzioni che permettono la crescita della corruzione, per alzare il velo di segreto che protegge coloro i quali abusano del proprio potere". Bolaños, durante il suo discorso, ha inoltre detto che se il Parlamento non approverà le riforme che proporrà é pronto a difendere ad ogni costo e con ogni mezzo (la presenza di Polizia ed Esercito a questo punto ha assunto un certo significato) la democrazia del paese e che lancerà un plebiscito affinché sia la gente che dica che cosa vuole davvero. A poche ore dalla sentenza sul caso Alemàn sembrava che i giochi fossero fatti. La rottura tra sandinisti e liberali, la forte pressione e intromissione degli Stati Uniti, le prese di distanza di Ortega nei confronti di Alemàn e una rinnovata forza del potere esecutivo facevano intravvedere una sentenza che, per il momento, rimette Alemàn e il suo partito in una posizione molto debole. Ora però il panorama si é trasformato in una vera e propria guerra campale in cui ognuno tirerà dalla sua parte e con nuovi odi che non possono escludere nessun nuovo colpo di scena. C'é da attendersi la reazione del PLC che, molto probabilmente, vorrà far pagare la sentenza di condanna alla compagine sandinista. Il FSLN é probabile che cercherà un nuovo avvicinamento con il governo lasciando però aperto il canale di dialogo con il PLC che sa benissimo che le Corti di Appello sono in mano a giudici sandinisti e da lì dovrà passare nuovamente Alemàn per il nuovo processo. E' importante ricordare che la tesi della difesa dell'ex presidente si basa sul fatto che il Codice Penale riconosce il "riciclaggio di denaro" solo per casi legati al narcotraffico e questo potrebbe essere uno degli appigli da usare in base alle prossime negoziazioni. Il caos é grande e la gente sempre più perplessa e lontana da quanto sta accadendo al Paese. La condanna di Alemàn, pur importante che sia, resta velata da giochi politici che manovrano i fili delle decisioni e quindi é solo la prima di tante puntate che vivremo nei prossimi mesi.
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