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Che cosa accade nella destra radicale?
by Militant Bit Wednesday October 01, 2003 at 04:22 PM mail:  

visto che se ne fa un gran parlare, c'è un dossier in circolazione interessante...

L’arcipelago della destra radicale

L’arcipelago dell’estrema destra si presenta, ad una prima superficiale osservazione, come un insieme di sigle, partitini, gruppuscoli e movimenti separati tra loro, dalle linee spesso divergenti (o piuttosto “parallele”), costellato da divisioni, litigiosità interne e diatribe puramente ideologiche.
Ad un’analisi più attenta ciò che emerge, invece, sono i “fili comuni” che collegano questa pluralità di formazioni più di quanto comunemente si pensi. Le fonti di finanziamento, le collusioni, le sedi logistiche, i nomi stessi dei vari capi carismatici, ad un’indagine più accurata, mostrano forti aree di contiguità, nonché legami con alcuni settori dello Stato.
In tal modo è possibile scoprire come gruppi radicali, che fanno la propria fortuna grazie alla linea “dura e pura”, fascista tout court, in critica aperta con le scelte “borghesi” della destra parlamentare, ricevano finanziamenti, ed aprano sedi, in virtù di sotterranei accordi con il partito di Alleanza Nazionale. Proseguendo l’indagine è inoltre possibile fare luce sul ruolo di ben determinate aree che fungono da “camera di compensazione” in cui le giovani reclute delle diverse formazioni, più o meno radicali, operano fianco a fianco
Così come possono emergere le “ambigue” origini di gruppi che tentano di accreditarsi nella sinistra antagonista, con una linea dall’apparenza confusamente anticapitalistica, ma che mirano, in realtà, a “contagiare” i sentimenti più genuini e giovani con ideologie puramente nazionaliste (o “nazionalitarie”), nascondendosi dietro la parola d’ordine del superamento della “divisione” destra/sinistra. O ancora come in alcune sedi della destra istituzionale e di “governo” agiscano elementi noti dell’estrema destra neo-fascista e stragista, organizzatori di “campagne” xenofobe e razziste o di attacchi a sedi dell’opposizione proletaria, dell’antagonismo diffuso o dei simboli del movimento operaio.
Infine come ancora oggi settori delle “forze dell’ordine” (polizia, carabinieri e finanza) si muovano coprendo le azioni di questi elementi, aspettando la legittima reazione di massa per reprimerla violentemente (vedi fatti di Milano dopo l’omicidio di Dax, le pesanti cariche allo spezzone degli immigrati ad una manifestazione antifascista a Torino ecc…).
Senza dubbio il riemergere di quest’area è uno degli effetti di una più forte e decisa istituzionalizzazione del partito storico del neo-fascismo italiano, Alleanza Nazionale. Questo spostamento ha provocato una reazione di recupero dell’identità fascista da parte di gruppi vecchi e nuovi e la ricomparsa di leader storici dell’estrema destra.
Del resto il partito di Fini svolge oggi in parte quel ruolo “incubatore” del neo-fascismo radicale che fu proprio del Movimento Sociale Italiano di Almirante e Rauti dal dopo-guerra agli inizi degli anni ’90.
Accanto alla linea liberista e “neo-gollista”, infatti, convive in Alleanza Nazionale la linea del populismo, del neo-corporativismo e della “destra sociale”, vera anticamera del radicalismo e “trait d’union” con le formazioni più radicali dell’extraparlamentarismo.
Per questo motivo pensiamo sia utile riprendere l’indagine e la conoscenza di quel settore del fascismo radicale (principalmente dell’area romana intesa come “laboratorio politico”) che, come nel ventennio, rispunta con forza ogni qual volta le contraddizioni e le tensioni economico-sociali aumentano.
In questo dossier, infatti, abbiamo ripreso i frammenti di un’indagine già in atto emergente dal lavoro di differenti comitati, di onesti giornalisti, ripreso da siti internet, riviste e fonti istituzionali, nel tentativo di ricomprenderlo sotto forma di bilancio complessivo. Questi tasselli, assunti interamente o rielaboranti, servono a ricomporre un collage che dia una visione unitaria sul ruolo della destra neo-fascista dal dopo-guerra ad oggi.
Obiettivo di questo lavoro non vuol essere la ricostruzione del ruolo della forma-fascismo nella storia dello stato borghese, poiché non crediamo che il pericolo principale sia rappresentato oggi da un possibile salto “indietro”.
C’interessa piuttosto capire la funzione odierna delle ideologie reazionarie, in primis quella fascista e nazista, come sostegno al contenimento delle aspirazioni più genuinamente anticapitaliste del movimento di classe.
Di fronte alla ripresa di forti mobilitazioni operaie, alle imponenti manifestazioni contro la guerra e con l’emergere di movimenti che cominciano a radicarsi nel tessuto proletario, la classe dominante schiera le sue “guarnigioni” contro ogni tentativo di trasformazione rivoluzionaria dello stato di cose presente, lanciandole all’assalto degli avamposti della classe antagonista per gettare scompiglio e favorire la repressione.
Per questo motivo, il migliore antidoto è quello, ancora una volta, di fondere il sentimento e la difesa dei valori della Resistenza antifascista con quello, principale, della lotta al capitalismo su tutti i fronti.
Fascisti, razzisti e tutti quei loschi personaggi al servizio (più o meno consapevole) del mantenimento del potere della classe dominante saranno ricacciati nelle fogne da cui provengono solo togliendo loro l’acqua in cui nuotano, conquistando posizioni di classe nel tessuto sociale, allargando le lotte per il lavoro, per il diritto alla casa, per il diritto a servizi sociali gratuiti, generalizzando queste lotte contro la natura capitalista della società e legandole strettamente alle lotte antimperialiste nel resto del mondo.
“Conoscere e trasformare” questa è la consegna che ci ha indotto a produrre questo piccolo lavoro che speriamo sia utile a quanti, d’accordo in toto o solo in parte con noi, sono motivati da una spinta di ribellione e di opposizione all’avanzata di quello che per noi rappresenta l’essenza della reazione su tutti i fronti: l’imperialismo.

La strategia della tensione

Qual è il filo nero che lega gli avvenimenti di qualche decennio fa con la cronaca attuale e le odierne attività dei gruppi della destra radicale italiana? Dare qualche elemento per rispondere a questa domanda ci sembra essenziale per cominciare questo lavoro.
Molti personaggi - che ancora oggi popolano e dirigono la destra radicale (da Pino Rauti a Paolo Signorelli, da Adriano Tilgher a Roberto Fiore, da Franco Freda a Maurizio Boccacci fino a Gaetano Saya) - hanno un passato rilevante nella storia dell’anticomunismo e del terrorismo nero, della politica golpista e stragista attuata in Italia dai primi anni ‘70 ad oggi.
Ciò accade proprio in un momento in cui la feroce battaglia per la ridefinizione degli equilibri tra fazioni della borghesia, in atto in Italia da almeno un decennio, ha favorito la parziale riapertura dell’iter giudiziario riguardo alcune stragi: da Piazza Fontana alla strage di Via Fatebenefratelli davanti alla Questura di Milano (avvenuta nel 1973), fino a quella di Piazza della Loggia. Non si può dire che il “vaso di Pandora” sia rovesciato, ma qualche goccia di verità travasa inevitabilmente.
Questa nuova stagione (chiamata “Seconda Repubblica”) ha portato ondate di indagini e processi contro questo o quel dirigente politico “corrotto” o “colluso”, con feroci campagne mediatiche a sostegno di questo o quel filone giudiziario, arrivando persino a contrapporre parte del potere politico a quello giudiziario.
Il risultato vero è stato quello di raccogliere e contenere la sfiducia delle masse (alimentatasi in cinquant’anni di governo democristiano “filo-atlantista” prima e di “unità nazionale” poi) nei confronti delle istituzioni della democrazia rappresentativa borghese deviando, in seguito, questa spinta a sostegno di nuove e più efficienti “riforme”, tutte in nome della governabilità e della competitività internazionale.
Il medesimo obiettivo perseguito, ai giorni nostri, anche dal cosiddetto “movimento dei girotondi”, tanto per esser chiari.
Questa strategia è stata utilizzata, quindi, per legittimare un più “moderno” sistema bipolare, distogliendo l’attenzione delle classi lavoratrici dal fatto che la cosiddetta “strategia della tensione” e il sistema “clientelare” fossero, in realtà, facce della stessa medaglia del sistema di governo della borghesia italiana.
In questo contesto, la stragrande maggioranza dei partiti e degli uomini politici, a destra come a sinistra, essendosi riciclati “gattopardescamente” nella nuova fase bipolarista, hanno ancora diversi scheletri negli armadi accumulati negli anni della “Prima Repubblica” in nome della “pace sociale”, della “stabilità” e della difesa dell’ordine “democratico”.
Quanto detto è stato oggetto, negli ultimi anni, di continue strumentalizzazioni politiche da parte di tutte le fazioni “bipolari” in campo, nessuna esclusa, provocando, anche in questi mesi, insistenti tentativi di delegittimazione di questo o quel settore della Magistratura, della Finanza e della stessa Commissione Stragi. A tutt’oggi, si assiste ad una nuova pesante offensiva per tenere insabbiate le scomode verità dei decenni trascorsi, cercando di riaccreditare, per quanto riguarda le stragi impunite, persino fantomatiche piste anarchiche o attribuendo ridicoli ruoli ai servizi segreti dell’Est, infangando ancora una volta la memoria delle centinaia di vittime delle stragi di stato.
Eppure dalle inchieste in corso (soprattutto dalla sentenza di primo grado relativa alla strage alla Questura di Milano e dal dibattimento del processo sulla strage di Piazza Fontana) emergono alcuni elementi che propongono, in una determinata prospettiva, la corretta interpretazione storica e politica della “strategia della tensione”.
Non, dunque, l’azione di presunti settori “deviati” o “corrotti” finiti fuori del controllo delle istituzioni “democratiche”, quanto piuttosto un vero e proprio disegno della borghesia italiana orchestrato per mantenere il consenso in una fase storica difficile, attraverso una retorica da “emergenza nazionale” per far fronte al pericolo “destabilizzatore”. Tutto ciò non suonerà nuovo nemmeno alle orecchie più giovani.
Nuovi, del resto, non sono neanche i personaggi, i terminali, della destra neo-fascista che si fanno portatori di questa politica di “controllo e scompiglio” tra le fila del movimento di classe. Basti vedere i protagonisti di allora per rendersene conto. Un esempio per tutti: Ordine Nuovo.
Quest’organizzazione, fondata da Pino Rauti, è stata considerata l’esecutrice materiale di molte delle citate trame; formazione neonazista, Ordine Nuovo è al contempo anche una creatura concepita all’interno degli apparati statali, la cui evoluzione è stata accompagnata, finanziata e diretta dai servizi segreti italiani e statunitensi.
Non un solo esponente di rilievo del citato gruppo nel Triveneto è risultato, infatti, estraneo a legami o a rapporti di dipendenza, anche finanziari, dai servizi segreti. Persino negli atti processuali compare il lungo elenco di nomi in codice utilizzato dai servizi italiani per identificare i propri uomini all’interno di Ordine Nuovo, lo stesso vale per i servizi americani.
L’intreccio tra Ordine Nuovo di Pino Rauti ed il Fronte Nazionale, ma anche Ordine Nero di Franco Freda e Mario Tuti, e settori degli apparati statali si è sviluppato in modo capillare nel Veneto, autentico laboratorio della “strategia della tensione”, essendo un’area colma di strutture e basi militari italiane e NATO, a ridosso del confine con l’Est, dove nel dopoguerra sono state reclutate, in funzione anticomunista, interi apparati del personale di sicurezza della passata Repubblica Sociale di Salò. Non a caso la maggior parte degli attuali imputati nei processi per le citate stragi sono rimasti a lungo nell’ombra, protetti da una “rete” anticomunista di carattere nazionale ed internazionale.
Il Movimento Sociale Italiano ha svolto, senz’ombra di dubbio, l’importante ruolo di “casa comune” dei principali gruppi eversivi; un ruolo di copertura e di protezione. Il M.S.I. ha, infatti, accolto Ordine Nuovo al proprio interno, prima della strage di piazza Fontana, così come il gruppo La Fenice di Milano, responsabile del fallito attentato al treno Torino-Roma del 1973. Oggi Alleanza Nazionale ricopre in parte il ruolo che fu del MSI delegandolo, perlopiù, ad una sua corrente interna, quella della “destra sociale” ed al suo organo d’informazione, la rivista Area.
Il compito della NATO, invece, non è stato solo di ispirazione politica. Attraverso le sue basi, e le sue diramazioni all’interno delle istituzioni italiane ed euro-atlantiche, la NATO ha fornito supporto logistico ed organizzativo ai gruppi fascisti.
Gruppi quali Terza Posizione e Avanguardia Nazionale - i cui legami con gli apparati dei servizi segreti, della P2 e dei carabinieri sono ben noti - sono stati protagonisti del medesimo “canovaccio”. Oltre ad essere il braccio armato dei progetti “eversivi” della borghesia italiana (ad es. attraverso la loro struttura illegale chiamata Legione), i menzionati gruppi hanno attuato un’opera costante di corruzione delle coscienze più confuse e “ribelli”, in particolar modo nei settori giovanili, attraverso un’ideologia basata da un lato sui tradizionali miti fascisti, dall’altro su confusi concetti “sociali, anticapitalistici ed antimperialistici”, una sorta di recupero del fascismo delle “origini”.
Non a caso è questa la fonte d’ispirazione principale (organizzativamente e ideologicamente) dei gruppi della destra neo-fascista oggi più intraprendenti, quali Forza Nuova ed il Fronte Sociale Nazionale.
Questi gruppi sono stati fondati e diretti da quegli stessi personaggi che riscopriamo protagonisti dell’attuale rinascita della destra radicale neo-fascista, in tutte le sue varianti. Tilgher, Fiore, Morsello, Adinolfi, Terracciano, Boccacci, Neri, Murelli, Signorelli, Delle Chiaie, oltre agli stessi Freda e Rauti, sono ancora oggi sulla “cresta dell’onda”.
La cosiddetta “strategia della tensione”, in conclusione, è stata una strategia politica il cui motore va ricercato sia all’interno dei vertici di delicatissimi apparati dello stato (Servizi Segreti, Arma dei Carabinieri, Stato Maggiore della Difesa) che in un ampio arco istituzionale e politico, formatosi negli anni del dopo guerra e supportato dalle strutture dell’alleanza atlantica.
Dalle numerose inchieste indipendenti svolte dal movimento di classe, e persino da molti dei successivi processi, emerge, come dato storico inquietante, la consapevole discesa nella “illegalità” operata da una parte decisiva dello Stato allo scopo di “stabilizzare” un quadro politico-sociale in fermento.
Tutto ciò getta luce non solo sulla storia dello Stato italiano, sulla sua formazione e “maturazione” in direzione imperialista nel secondo dopoguerra, ma anche sulla natura della nostra borghesia e sulla sua disponibilità a porsi su di un terreno eversivo.
Oggi, seppur in un contesto differente, a fronte del rinascere di forti movimenti di contestazione al capitalismo e alle sue leggi, la rinnovata insorgenza dell’estrema destra in tutte le sue varianti, e dei loschi personaggi che la popolano, è certamente un fatto che deve far riflettere sia per ragioni di memoria storica, ma ancor più di analisi e battaglia politica.

I COLLEGAMENTI TRA STATO, SERVIZI, MASSONERIA ED EVERSIONE NERA

“Le Forze Armate sono con noi”…note dalla Relazione della Commissione Stragi

Il periodo che corre tra il 1970 ed il 1974 registra la proliferazione di movimenti extraparlamentari neo-fascisti, la nascita di organizzazioni eversive paramilitari o terroristiche, la moltiplicazione dei delitti politici - secondo forme affatto nuove per il Paese - la rinnovata virulenza della malavita comune e delle sue organizzazioni criminali.
Sono questi alcuni elementi che formano il quadro entro cui si sviluppa quella che venne definita la “strategia della tensione”, alimentata da settori dello stato preoccupati dalla miscela esplosiva rappresentata dalle forti tensioni sociali generate dalla crescente crisi economica e dalla conseguente instabilità e delegittimazione del quadro politico ed istituzionale.
Quegli anni, oltre ad essere caratterizzati, come abbiamo già visto, dall’intensa opera di politicizzazione delle attività massoniche, si contraddistinguono anche per i collegamenti che ci è consentito di identificare tra Licio Gelli, la Loggia P2, i suoi “qualificati” esponenti, i servizi, gli apparati repressivi ed il complesso mondo dell’eversione nera e della malavita.
Dai materiali pubblicati dalle varie commissioni parlamentari emerge, infatti, la ragionata convinzione che la Loggia P2 ed i servizi italiani si “collegano” più volte con gruppi ed organizzazioni eversive neo-fasciste, incitandole e favorendole nei loro propositi, con un’azione che mirava ad inserirsi in quelle aree secondo un disegno politico proprio, da non identificare con le finalità, più o meno esplicite, che quelle forze e quei gruppi si proponevano.
Innanzitutto, tra le situazioni nelle quali appare documentato un coinvolgimento diretto di Licio Gelli e degli uomini a lui collegati, vi è il cosiddetto “golpe Borghese”, tentato nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, con l’appoggio degli esponenti oltranzisti del Fronte Nazionale, appoggiati da settori dell’esercito e delle istituzioni.
Come tutte le tappe maggiori della “strategia della tensione”, la vicenda ha registrato un lungo iter processuale, conclusosi con sentenza passata in giudicato, ma è interessante lo stesso sottolineare come molti dei personaggi, che nel golpe ebbero un ruolo principale, appartengano alla Loggia P2 o alla massoneria in genere.
Questi elementi fanno da cornice a situazioni ancora più eclatanti circa il ruolo che due personaggi come Licio Gelli ed il Direttore del SID, Vito Miceli, ricoprirono durante e dopo il golpe.
Recentemente alcune deposizioni di personaggi appartenenti agli ambienti dell’eversione nera consentono di indirizzare l’attenzione direttamente su Licio Gelli in relazione al contrordine operativo che paralizzò il tentativo insurrezionale. E’ stato altresì testimoniato che Licio Gelli teneva il contatto con ufficiali dei carabinieri e che tra i congiurati era diffusa l’opinione che ambienti militari sostenevano o quanto meno tolleravano l’operazione. Certo è che il principe Borghese si esprimeva nel suo proclama con estrema chiarezza: “Le Forze Armate sono con noi”.
Accanto alla figura di Licio Gelli, un altro elemento di spicco nell’analisi di questa vicenda è costituito dal generale Vito Miceli, direttore del SID dal 1970 al 1974. In proposito quello che a noi interessa è rilevare come sia accertata l’esistenza di contatti tra il generale Miceli, allora nella sua veste di capo del SIOS, Orlandini e Borghese, contatti risalenti al 1969, epoca nella quale il generale entra nella Loggia P2. Tali eventi si accompagnano significativamente alla sua nomina al vertice dei Servizi, che il Gelli si vantò, come è noto, di aver favorito e che precedono di poco il tentativo di golpe guidato dal principe nero.
Questi dati vanno letti in parallelo con la successiva inerzia del generale nei confronti delle indagini sul Fronte Nazionale, condotte dal “reparto D” guidato dal generale Maletti.
Il dato relativo all’appartenenza di Licio Gelli a quegli ambienti va considerato anche alla luce delle successive attività che vedono il Venerabile impegnato nel sostegno agli imputati, attraverso un’azione in perfetta sintonia con la documentata inerzia del Direttore del SID.
Altri elementi di estremo interesse emergono anche dall’inchiesta di Padova sul movimento denominato Rosa dei Venti, condotta dal giudice Tamburino, nel quale troviamo la presenza di uomini iscritti al “Raggruppamento Gelli”.
A proposito di questa inchiesta va ricordato che il giornalista Giorgio Zicari ha testimoniato di aver collaborato con l’Arma dei carabinieri e con i Servizi segreti, entrando in contatto nel 1970 con Carlo Fumagalli e Gaetano Orlando, elementi di spicco del gruppo dei MAR.
Quando nel 1974 lo Zicari venne riservatamente convocato dal giudice Tamburino, gli accadde di ricevere nel giro di poche ore l’invito ad un colloquio con il generale Palumbo nel corso del quale l’alto ufficiale gli si rivolse in maniera minacciosa: “...il tema centrale fu che io non dovevo parlare, che poteva succedermi qualcosa, dei fastidi, che io avevo tutto da perdere dalla vicenda, che i magistrati stavano tentando di sostituirsi allo Stato, riempiendo un vuoto di potere, che non si sapeva che cosa il giudice Tamburino volesse cercare, che non ero obbligato a testimoniare...”.
E’ di particolare interesse, nel contesto di tali deposizioni, quanto dichiarò anche il generale Siro Rossetti, uscito nel 1974 dalla Loggia P2 in posizione “polemica” nei confronti di Licio Gelli.
L’alto ufficiale, riguardo all’esistenza di un’organizzazione “parallela” ai Servizi affermò: “...la mia esperienza mi consente di affermare che sarebbe assurdo che tutto ciò non esistesse...” ed ancora “...a mio avviso l’organizzazione è tale e talmente vasta da avere capacità operative nel campo politico, militare, della finanza, dell’alta delinquenza organizzata...”.
Anche riguardo le inchieste sui gruppi neo-fascisti toscani che si macchiarono di diversi attentati (specialmente ai treni) che funestarono l’Italia tra il 1969 e il 1975, emergono forti legami tra carabinieri, servizi segreti, ambienti fascisti e massoneria. E’ il caso del generale Bittoni, comandante della brigata dei Carabinieri di Firenze, che assunse il compito di coordinare le ricerche dei comandi di Perugia e di Arezzo e che si rivelò appartenente alla P2, così come due degli ufficiali superiori del comando di Arezzo incaricati delle indagini (uno di essi parlò della propria iscrizione come di una “necessità”).
Si aggiunga a questo che la stessa situazione si verificava per la Questura della stessa città, essendo accertata l’iscrizione alla Loggia non solo di due dei suoi funzionari, ma addirittura del questore pro tempore.
In definitiva, sembra potersi concludere sul questo punto che le infiltrazioni piduistiche ad Arezzo nella Polizia e nei Carabinieri (ed il sospetto di infiltrazione anche nella magistratura, come si vedrà in seguito) servirono in quegli anni a conferire al Gelli un’aura di intangibilità, lasciandogli mano libera per le sue attività.
Un discorso a parte merita, poi, la strage del treno Italicus, perpetrata con la collocazione di un ordigno esploso nella notte fra il 3 ed il 4 agosto 1974.
La conclusione della Commissione è quella “che la strage dell’Italicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana; che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale”.
Mentre nella sentenza, seppur assolutoria, d’Assise 20.7.1983-19.3.1984 si legge (i numeri tra parentesi indicano le pagine del testo dattiloscritto della sentenza):
“(182) A giudizio delle parti civili, gli attuali imputati, membri dell’Ordine Nero, avrebbero eseguito la strage in quanto ispirati, armati e finanziati dalla massoneria, che dell’eversione e del terrorismo di destra si sarebbe avvalsa, nell’ambito della cosiddetta “strategia della tensione” del paese creando anche i presupposti per un eventuale colpo di Stato. La tesi di cui sopra ha invero trovato nel processo, soprattutto con riferimento alla ben nota Loggia massonica P2, gravi e sconcertanti riscontri, pur dovendosi riconoscere una sostanziale insufficienza degli elementi di prova acquisiti sia in ordine all’addebitalità della strage a Tuti Mario e compagni, sia circa la loro appartenenza ad Ordine Nero e sia quanto alla ricorrenza di un vero e proprio concorso di elementi massonici nel delitto per cui è processato”.
Significativamente, poi, si precisa in proposito: “(183-184) Peraltro risulta adeguatamente dimostrato: come la Loggia P2, e per essa il suo capo Gelli Licio (dapprima “delegato” dal Gran Maestro della famiglia massonica di Palazzo Giustiniani, poi - dal dicembre 1971 - segretario organizzativo della Loggia, quindi - dal maggio 1975 - Maestro Venerabile della stessa), nutrissero evidenti propensioni al golpismo; come tale formazione aiutasse e finanziasse non solo esponenti della destra parlamentare (all’udienza in data 27.10.1982 il generale Rosseti Siro, già tesoriere della Loggia, ha ricordato come quest’ultima avesse, tra l’altro, sovvenzionato la campagna elettorale del “fratello” ammiraglio Birindelli), ma anche giovani della destra extraparlamentare, quanto meno di Arezzo (ove risiedeva appunto il Gelli); come esponenti non identificati della massoneria avessero offerto alla dirigenza di Ordine Nuovo la cospicua cifra di L. 50 milioni al dichiarato scopo di finanziare il giornale del movimento (vedansi sul punto le deposizioni di Marco Affatigato, il quale ha specificato essere stata tale offerta declinata da Clemente Graziani); come nel periodo ottobre-novembre 1972 un sedicente massone della “Loggia del Gesù” (si ricordi che a Roma, in Piazza del Gesù, aveva sede un’importante “famiglia massonica” poi fusasi con quella di Palazzo Giustiniani), alla guida di un’auto azzurra targata Arezzo, avesse cercato di spingere gli ordinovisti di Lucca a compiere atti di terrorismo, promettendo a Tomei e ad Affatigato armi, esplosivi ed una sovvenzione di L. 500.000”.
Scrivono ancora, infatti, i giudici bolognesi: “(13-14) Premesso doversi ritenere manifesta la natura politica dell’orrendo crimine di che trattasi (anche in assenza di inequivoche rivendicazioni), data la natura dell’obiettivo colpito e la gravità delle prevedibili conseguenze della strage sul piano della pacifica convivenza civile (fortunatamente poi risultate assai modeste per la “tenuta” della collettività) e dato l’inserimento dell’attentato in un contesto di analoghi crimini politici verificatisi in Italia negli anni 1974-1975 (si pensi alla strage di Piazza della Loggia ed alle bombe di Ordine Nero)”; ed ancora: “(15) è pacifica l’immediata ascrivibilità del fatto ad un’organizzazione terroristica che intendeva creare insicurezza generale, lacerazioni sociali, disordini violenti e comunque (nell’ottica della cosiddetta strategia della tensione) predisporre il terreno adatto per interventi traumatici, interruttivi della normale, fisiologica e pacifica evoluzione della vita politica del Paese. Ebbene, non è dubbio che, nel variegato quadro delle organizzazioni terroristiche operanti in Italia negli anni in cui fu eseguito il crimine al nostro esame, l’impiego delle bombe e la loro collocazione preferenziale su obiettivi “ferroviari” caratterizzasse, usualmente, gruppi di ispirazione neofascista e neonazista (si ricordino gli attentati sulla linea ferroviaria Roma-Reggio Calabria in occasione dei disordini di Reggio Calabria e dei successivi raduni, il mancato attentato in cui venne ferito Nico Azzi, l’attentato di Vaíano, rivendicato dalle Brigate Popolari Ordine Nuovo, gli attentati dicembre 1974-gennaio 1975, per cui furono condannati dalla corte di assise di Arezzo proprio Tuti e Franci) e che fra tali gruppi debba annoverarsi come già vivo e vitale, nell’agosto 1974, quello ricomprendente Tuti e Franci”.
Quanto detto potrebbe bastare per legittimare le conclusioni sopra anticipate. A ciò si aggiunga che sospetti di protezione dell’ultra-destra eversiva gravano su ben individuati uffici della magistratura aretina. Persino la sentenza di Bologna (pag. 191) ne riferisce, confermando il convincimento degli eversori neri di poter contare sull’importante protezione di un magistrato affiliato ad una potentissima loggia massonica; agli atti risultano dichiarazioni assai gravi relative ad autorizzazioni di intercettazioni telefoniche non concesse ed ordini di cattura non emessi (pag. 2).
Nel periodo compreso tra la fine del 1973 ed il marzo del 1974 viene alla luce un’ulteriore iniziativa che vede coinvolti uomini risultati iscritti alla P2 o indicati, nella più volte ricordata relazione Santillo del 1976, come aderenti alla stessa quali Edgardo Sogno, Remo Orlandini, Salvatore Drago e Ugo Ricci.
Dai documenti in possesso della Commissione si può avanzare l’ipotesi che il gruppo, facente capo a Sogno, pur non ignorando le iniziative più tipicamente eversive, abbia sviluppato sin dalla fine degli anni Sessanta, per proseguire nella prima metà degli anni settanta, una linea “legalitaria”, muovendo però sempre dalla premessa di un grave pericolo per le istituzioni provocato dagli opposti estremismi e dalla incapacità delle forze politiche di farvi fronte. Tale linea quindi si pone gli obiettivi di realizzare riforme anche costituzionali e mutamenti degli equilibri politici al fine di dar vita ad un governo forte, capace di resistere alle minacce incombenti sul paese. E’ possibile citare, in questo contesto, la costituzione dei Comitati di resistenza democratica, sorti nel 1971 per iniziativa di Edgardo Sogno, e le proposte avanzate nei periodici Resistenza democratica e Progetto 80.
Quello che più interessa ai fini della nostra indagine è che la complessa tematica legata al gruppo Sogno, le proposte di riforme costituzionali avanzate, come pure, in parte, la strategia adottata, rivelano punti di contatto con il Piano di rinascita democratica e la strategia di Gelli dopo il 1974.
Ricordiamo infine che nella busta “Riservata personale” che Gelli conservava a Castiglion Fibocchi era custodita la copia di un anonimo, per la quale ci fu richiesta di informativa su Gelli inviata alla questura di Arezzo nel marzo del 1975 dal giudice Violante che indagava sulla eversione di destra. Nell’anonimo leggiamo tra l’altro: “Il Gelli sembra inoltre collegato al gruppo Sogno e ad altri ambienti che fanno capo all’ex procuratore Spagnuolo oltre che ad ambienti finanziari internazionali”.
Un’ultima notazione sul delitto del giudice Occorsio, il quale avrebbe iniziato ad investigare sui possibili collegamenti tra l’Anonima sequestri ed ambienti massonici ed ambienti dell’eversione neo-fascista. Tale almeno fu la confidenza che Occorsio fece ad un giornalista il giorno prima di essere ucciso.

Le tendenze attuali

Nel panorama attuale, l’arcipelago dell’estrema destra si presenta vasto ed eterogeneo come non si verificava dagli inizi degli anni ’90 e, come allora, con una varietà di posizioni all’apparenza contrastanti.
Queste divisioni, più rivalità per il comando che diatribe di natura ideologica, sottendono però una certa volontà di ricomposizione dell’area neo-fascista sotto un’unica bandiera nera.
L’attuale parola d’ordine è quella dell’unità dell’area “nazional-popolare”, emersa da un’assemblea tenutasi ad Ostia il 9 e 10 novembre 2002, in cui si è tentato di lanciare questo processo ricompositivo tra le diverse fazioni alla destra di Alleanza Nazionale.
In realtà questo tentativo risponde più alle esigenze di sopravvivenza delle piccole formazioni, schiacciate dall’intraprendenza dell’unico gruppo che sembra avere una certa influenza sia sulle giovani potenziali reclute che sui settori della destra istituzionale: Forza Nuova.
Questa formazione politica è nata nel 1997 a Londra grazie all’azione ed ai finanziamenti (ne parleremo in seguito) di due elementi ben noti del neo-fascismo italiano ed internazionale: Massimo Morsello (ex-N.A.R.) e Roberto Fiore (ex-Terza Posizione).
Forza Nuova è un vero e proprio partito, collegato a livello internazionale con movimenti neo-fascisti in diversi paesi: l’Inghilterra (dove c’è la centrale di Terza Posizione Internazionale), la Spagna (con i falangisti), l’Austria (con gli Haideriani), la Germania (con l’NPD) e la Francia (con il Front National di Le Pen). Fonte d’ispirazione di questa formazione, oltre all’ideologia fascista, all’anticomunismo e alla xenofobia, è il tradizionalismo cattolico (nel programma politico è prevista, tra l’altro, la richiesta di ripristino del Concordato del ’29 e l’abolizione dell’aborto).
L’egemonia che Forza Nuova esercita nel panorama dell’estrema destra italiana (unica formazione, insieme a Fiamma Tricolore ad avere un’estensione realmente nazionale), si deve principalmente alla sua forte identità ideologica, alle capacità finanziarie ed al suo attivismo, che ne fa di fatto un polo d’attrazione anche per militanti di altri gruppi quali Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale o Azione Giovani. Non a caso Forza Nuova non ha risposto all’appello all’unità lanciato nella citata assemblea di Ostia.
In questa sede è nato, invece, il Movimento Nazional-Popolare, come forma di coordinamento di quell’area che comprende Fiamma Tricolore, Fronte Sociale Nazionale, Rinascita Nazionale ed il Polo delle destre sociali, la cui prima iniziativa pubblica è stata un corteo il 30 novembre a Bologna, a cui Forza Nuova non ha preso parte.
Questi gruppi sono radicati solo in alcune città, ma le palestre del “laboratorio” della destra neo-fascista continuano ad essere, come in passato, Milano, Padova e Roma.
La capitale rimane comunque il punto dove si concentrano le sigle più significative. E’ il caso anche del movimento Fascismo e Libertà (presente anche in Lombardia e Sicilia) o della nuova versione di Base Autonoma, di cui avremo modo di parlare meglio in seguito.
Negli ultimi anni, alle sezioni di Azione Giovani, si è affiancata, inoltre, Gioventù Europea , un’associazione nata nell’intento di avvicinare i giovani alla politica con la parola d’ordine della riscoperta delle radici culturali italiane ed europee e nelle cui assemblee (ma anche in manifesti o volantini) si promuovono campagne a sostegno della bandiera tricolore o dei militari italiani all’estero. Seppur con una certa autonomia, si tratta sostanzialmente di un’emanazione della sezione giovanile del partito di A. N., sorta per contrastare l’evidente emorragia di giovani militanti attratti da gruppi più radicali e all’apparenza meno “compromessi” col potere istituzionale.
Il mondo associativo dell’estrema destra è sempre stato assai ricco e variegato e, di recente, sembra aver ripreso il suo attivismo.
A Roma riveste un certo rilievo la Raido, organismo che s’ispira fortemente al pensiero di Evola.
La Raido non fa riferimento ad una frangia specifica dell’estrema destra, ma è collegata a diverse aree e si occupa principalmente della formazione ideologica dei militanti, attraverso pubblicazioni, conferenze, presentazione di libri, incontri e dibattiti. Nello stesso settore si muove anche l’associazione Lepanto, esistente da vent’anni e molto attiva nell’ambito dell’integralismo cattolico (la Militia Christi, per intenderci).
In questo panorama va menzionata inoltre la Destra Nazionale (sigla già esistente nel 1972 come corrente fascista filo-monarchica interna al M.S.I.), formazione in forte contrasto con Forza Nuova, capeggiata da un’ex appartenente ai servizi segreti della NATO.
Anche la Destra Nazionale non ha aderito all’assemblea di costituzione dell’area nazional-popolare, ma i suoi leader dichiarano di lavorare per un confronto tra le diverse formazioni fasciste romane e, in effetti, in Sicilia alle amministrative 2003 hanno promosso un’alleanza elettorale con Fiamma Tricolore ed il Fronte Sociale Nazionale.
Sempre appartenente all’estrema destra, ma anch’essa in aperta critica con l’area di Fiore (tacciato di filo-americanismo per le sue posizioni anti-islamiche) ,c’è, inoltre, la Comunità Politica d’Avanguardia.
Da questo filone comincia, poi, quella zona grigia che va sotto il nome di “sinistra nazionale”. Sotto questa categoria vanno sussunte tutte quelle formazioni che, in nome dell’antiamericanismo e di un antimperialismo di facciata, sono riuscite ad accreditarsi in ristretti ambiti del movimento della sinistra antagonista, attraverso l’utilizzo di ambigue parole d’ordine quali “socialismo nazionale”, “comunismo nazionalitario” e tutta la terminologia ereditata dalla corrente proveniente dalla Linea Comunitarista, corrente fuoriuscita da una scissione del Fronte (Sociale) Nazionale di Adriano Tilgher. Non a caso una delle riviste di punta, fautrice di questa tendenza (già tristemente familiare dai tempi della formazione Lotta di Popolo che si muoveva in maniera simile negli ambiti del movimento del post-’68) si chiama Rosso è Nero.
Seppur ancor attaccati alla propria tradizione fascista, si rifanno alla stessa corrente ideologica anche le riviste Orion e Sinergie Europee.


Il retroterra politico

A partire dai primi anni ‘90, sia a livello nazionale che internazionale, si apriva una nuova fase per l’estrema destra e, in particolare, per quei settori che in modo ormai esplicito facevano riferimento al passato nazista, un passato mai passato secondo la deformazione hitleriana del mito dell’eterno ritorno e che ora - con la cosiddetta “fine del comunismo” - simbolicamente rappresentata dalla caduta del Muro di Berlino - poteva tornare alla luce del sole.
Due circostanze significative testimoniano il passaggio dell’Italia attraverso la suddetta fase: la ricomparsa sulla scena nazionale di alcuni personaggi chiave della strategia della tensione, come Franco Freda e Stefano Delle Chiaie, capi storici rispettivamente di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale (il primo assolto, in maniera sospetta, dalla strage di Piazza Fontana e il secondo, a suo tempo incriminato per trame eversive, rientrato dall’America Latina) e, in secondo luogo, l’affacciarsi sul panorama musicale italiano, seppur tardivamente rispetto al resto d’Europa, del movimento politico-musicale bonehead, per intendersi quelli che la stampa definirà impropriamente naziskin.
A seguito di ciò vengono formandosi in tutta Italia gruppi e gruppetti all’ombra del Movimento Sociale Italiano, composti sia da militanti più o meno vecchi dell’estrema destra extraparlamentare - spesso reduci da esperienze degli anni ‘80, quali i N.A.R. o Terza Posizione - sia dalle nuove leve, provenienti o dalle organizzazioni giovanili missine (F.d.G. e F.U.A.N.) oppure cresciute tra le curve-ultrà e a suon di musica OI!.
In questa galassia, nasce nel ‘91 Base Autonoma, network nazionale, che raccoglie numerose formazioni tra le quali:
- Movimento Politico (già Occidentale) di Roma, di Maurizio Boccacci (ex-Avanguardia Nazionale) fondato nel 1984;
- Veneto Fronte Skinhead a Padova e Vicenza, fondato nel 1985 da Piero Puschiavo;
- Azione Skinhead a Milano, capeggiati da Duilio Canu.
Queste le sigle più importanti, ma numerose sono le formazioni minori tra le quali, a Milano, quella di Forza Nuova, il cui nome sarà ereditato in seguito (a partire dal ‘97) dall’attuale, omonimo raggruppamento.
Dietro le teste rasate e gli atteggiamenti da stadio di gran parte degli aderenti a Base Autonoma, ci sono anche teste pensanti.
Principale teorico di Base Autonoma è un certo Sergio Gozzoli, della provincia di Pisa, ideatore della rivista L'Uomo Libero.
Nello stesso periodo viene fondato da Franco Freda un nuovo Fronte Nazionale (poi disciolto per legge) e da Stefano Delle Chiaie un’effimera Lega Nazionalpopolare; nonostante i toni critici di entrambe le formazioni verso lo spontaneismo “naziskin” (non ancora veri soldati politici), le simpatie sono reciproche e i contatti non mancano; assoluta e generalizzata è ovviamente la sintonia in materia d’immigrazione, ovvero nell’avversione e nella lotta al “meticciato”.
Nei primi anni ‘90, altre formazioni d’estrema destra attive sono Meridiano Zero di Rainaldo Graziani (figlio di Clemente Graziani, ex-gerarca di Salò ed ex-Ordine Nuovo); la Comunità Politica Nazionale di Avanguardia, con la testata Avanguardia “Evoliana” fondata nel 1982 da Leonardo Fonte, su posizioni filo-islamiche; il Movimento Politico Antagonista, su posizioni “nazional-bolsceviche”, avente come riferimento le riviste Orion (Milano) e Aurora (Ferrara).
Nel ‘93 il ministero dell'Interno, in seguito ad una serie di aggressioni e attentati, dichiara (formalmente) fuorilegge Base Autonoma, ne chiude alcune sedi e incrimina diversi esponenti con l’accusa di “tentativo di ricostituzione del partito fascista”, “istigazione all'odio razziale”, etc.
Meridiano Zero invece, riesce a prevenire le prevedibili misure repressive, proclamando lo scioglimento dell’organizzazione.
In realtà l’attività delle formazioni neo-naziste continua, grazie all'ospitalità nelle sezioni del M.S.I., del Fronte della Gioventù, della CISNAL (oggi UGL), che viene ricambiata con aiuti, forniti in svariate occasioni, sottoforma di robusti servizi d’ordine per le manifestazioni missine, specie nel periodo in cui Pino Rauti è segretario del M.S.I.
Tale connivenza viene mantenuta anche da Alleanza Nazionale, almeno fino allo “storico” congresso di Fiuggi (1995), congresso in cui Fini dichiara l’abbandono del passato missino (ma non il simbolo della Fiamma mussoliniana, soltanto oggi messo in discussione) in favore di una linea formalmente “democratica” di centro-destra.
Dopo Fiuggi, la destra nazi-fascista è attratta dalla nascita del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore di Pino Rauti, ex-repubblichino, ex-Ordine Nuovo, ex-M.S.I.; ma dopo pochi anni, l’incapacità di seguire una linea politica coerente tra l’opposizione “dura e pura” ed il compromesso politico con il centro-destra, determina per Fiamma Tricolore la perdita progressiva di settori consistenti, a partire da intere sezioni della Gioventù Nazionale (come succede ad esempio a Padova), giungendo all’attuale grave crisi che, dopo la scissione del Movimento Sociale Europeo (del sindaco di Chieti Cucullo), vede oggi il partito di Rauti impegnato in un processo di riunificazione col Fronte Nazionale (movimento fondato nel ‘97 da un ex-dirigente di Avanguardia Nazionale, Adriano Tilgher, dopo la sua espulsione dallo stesso Movimento Sociale - Fiamma Tricolore).
A prendere il posto di Fiamma Tricolore, oltre al citato Fronte Nazionale, che al centro-sud ha avuto per qualche tempo una buona consistenza (anche elettorale), c’è Forza Nuova, mentre continuano il loro percorso indipendente i “filo-islamici” di Comunità Politica d’Avanguardia e sopravvive anche Fascismo e Libertà, piccolo movimento fondato da Giorgio Pisanò ed altri nostalgici della Repubblica Sociale Italiana, a suo tempo fuoriusciti dal Movimento Sociale Italiano.
La nascita di Forza Nuova permette in primo luogo la ricostituzione di quella che era stata, un tempo, Base Autonoma, ma con caratteristiche meno “movimentiste” e più “partitiche”; fin dalla sua nascita, infatti, ritroviamo al suo interno gli stessi personaggi e gli stessi gruppi che facevano riferimento, all’epoca, alla prima Base Autonoma, tra cui, anche, parte del Veneto Fronte Skinhead.
A questi gruppi si aggregano, inoltre, gli aderenti vicentini di Alternativa d’Azione e spezzoni, più o meno organizzati, di Fiamma Tricolore.
Forza Nuova si caratterizza subito per la sua abilità nel tessere rapporti con nuovi interlocutori politici e, allo stesso tempo, per la sua capacità nel raccogliere adesioni nei settori più disparati della destra: dal rampollo borghese di Azione Giovani ai “brutti ceffi” delle tifoserie con le svastiche, dalla “teste rasate” ai professori universitari, dagli integralisti cattolici ai fan del dio Thor, dalle “guardie padane” ai disoccupati napoletani (all’interno dei quali ha formato il proprio gruppo Forza Lavoro Disponibile).

MOVIMENTO SOCIALE - FIAMMA TRICOLORE

Dopo la frattura di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale, Pino Rauti - già combattente della Repubblica Sociale Italiana, fondatore di Ordine Nuovo negli anni ‘60 ed uno dei massimi dirigenti e segretario del Movimento Sociale Italiano - lascia il partito per continuare l’esperienza neo-fascista su di un altro percorso in grado di raccogliere tutto quello che di vivo era rimasto negli ambienti dell’estrema destra. “Non stiamo fondando niente di nuovo, vogliamo solo riaffermare la continuità della nostra storia - afferma Rauti. Sono gli altri quelli di Alleanza Nazionale ad aver operato una scissione, un tradimento, riconoscendo l’antifascismo e sciogliendo il vecchio partito”.
Il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore si presenta nel 1995 come partito contenitore di tutto l’ambiente neo-fascista italiano, dai gruppi di più recente formazione, come quelli che ruotavano intorno al Movimento Politico, ai piùdatati, come nel caso degli ex di Avanguardia Nazionale riuniti intorno ad Adriano Tilgher e Stefano Delle Chiaie. Tra gli obiettivi prioritari del suo programma il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore indica “la battaglia contro i poteri occulti e mondialisti”, la difesa della famiglia e la lotta all’aborto, ma soprattutto “l’opposizione totale” all’immigrazione.
Ma il tentativo di pescare nel contraddittorio patrimonio “anticapitalistico” di stampo fascista, recuperando lungo la strada i consensi dei delusi di quella che Rauti definisce la “berlusconizzazione” di Alleanza Nazionale, non paga. Tra il 1995 e il 2000 il partito di Rauti riesce a raccogliere soltanto tra l’1 ed il 2% dei voti anche se a livello locale alcuni accordi tra Movimento Sociale - Fiamma Tricolore e la Casa delle Libertà saranno determinanti per l’elezione di alcuni amministratori (sindaci, presidenti delle regioni e province).
Ma la formula Rauti manda in pezzi il partito, sancendo una serie di divisioni e fratture. I primi ad uscire sono Giorgio Pisanò e i vecchi camerati di Fascismo e Libertà. Arriva quindi il commissariamento del settore giovanile del partito, riunito intorno alla pubblicazione Foglio di Lotta che contribuirà, dopo il 1997, alla nascita di Forza Nuova. Anche Modesto Della Rosa, l’unico deputato che aveva seguito Rauti dopo la scissione, lascerà il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore. Sarà poi la volta di Adriano Tilgher nel 1997 che, in seguito all’espulsione dal partito, darà vita al Fronte Nazionale. Poche settimane prima si erano riuniti a Roma quasi 200 dirigenti missini per protestare contro l’allora attuale presidenza. La risposta di Rauti fu una serie di provvedimenti di espulsione.
“Provengono dalla cultura della destra extraparlamentare, incapace di integrarsi davvero nella vita di un partito, per questo non potevano restare più nella Fiamma” commentò Rauti. Tra il 1999 e il 2000 se ne vanno anche il Sindaco di Chieti Cucullo, un importante dirigente nazionale Cospito e l’europarlamentare Bigliardo fondatore del Movimento Sociale Europeo, che per quanto ne sappiamo si è già sciolto. Attualmente Fiamma Tricolore vive un periodo di grande crisi. Le sue componenti giovanili sono state assorbite da gruppi più radicali quali Forza Nuova o Base Autonoma e, per non scomparire, sta tentando di dar vita al Movimento Nazional-Popolare. Luca Romagnoli, recentemente, è stato eletto nuovo segretario, Rauti rimane come presidente “garante della linea politica” e, in termini di sopravvivenza elettorale, è stata varata l’alleanza “funzionale” con la Casa delle Libertà nel rispetto dell’identità politica e storica del partito.

DESTRA NAZIONALE

“Prepariamoci a batterci al fianco degli USA in quella che, probabilmente, o meglio sicuramente, sarà la Terza Guerra Mondiale. La civilizzazione contro la barbarie: come le antiche legioni romane che fecero un deserto e lo chiamarono pace. E’ il solo mezzo di cui disponiamo per salvare la nostra cultura, la nostra libertà, le nostre famiglie”.
Dopo gli attentati dell’11 settembre, quest’appello, presente sul sito del partito della Destra Nazionale, scompare.
“Nei prossimi mesi, l’Italia potrebbe essere colpita da attacchi d’una violenza inimmaginabile da parte dei paesi islamici del bacino mediterraneo. La nostra nazione potrebbe essere distrutta, prima che le forze alleate possano intervenire in aiuto alle Forze armate presenti sul nostro territorio. Un milione e mezzo di islamici sono già presenti sul nostro suolo. Quanti di loro ci attaccheranno? Le Forze armate e la Polizia saranno sufficienti a proteggerci? NO. La nostra difesa, deve venire da noi stessi con i Reparti di Protezione Nazionale. In caso di grave pericolo, saranno un valido supporto alle Forze armate. Vieni a combattere con noi, diventa una Camicia Grigia!”
Quest’organizzazione dispone d’un regolare statuto. “I Reparti di Protezione Nazionale si pongono come un’organizzazione volontaria di liberi cittadini che con il loro impegno vogliono esaltare i valori mai estinti che, da sempre, sono presenti nel cuore d’ogni italiano: Dio, Famiglia, Patria”.
Nonostante questa “libera associazione di cittadini” disponga di proprie uniformi militari, viene specificato nel suo regolamento che “I Reparti di Protezione Nazionale escludono l’uso delle armi e della violenza così come tutti gli altri comportamenti riconducibili a delle organizzazioni militari o paramilitari...”.
Questa dichiarazione d’intenti, all’apparenza angelica, non impedisce tuttavia al gruppo di inserire sul proprio sito, in bella evidenza, un link che rimanda alla pagina web di un vero e proprio supermercato militare con sede negli Stati Uniti. Qui, di fianco al banner pubblicitario della “Smith & Wesson” si possono fare comodamente compere tramite cardita di credito.
Gli USA esercitano sicuramente un fascino particolare sui dirigenti di Destra Nazionale che hanno persino ripreso, con qualche piccola modifica, il logo ufficiale della CIA per farne il simbolo del loro partito, proprio come un marchio di fabbrica. Non a caso il leader della Destra Nazionale altri non è che Gaetano Saya, un personaggio che ha fatto carriera nella rete occulta della NATO, “Gladio/Stay behind”.
Gaetano Saya, messinese, viene cresciuto dal nonno Matteo Francesco, all’epoca membro del Regio Esercito e aderente alla marcia su Roma, che lo educa all’amore per la “Patria e per il Duce”.
Fin da giovanissimo, Saya simpatizza per il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale e nel 1970, appena quattordicenne, partecipa alle famose “giornate di Reggio Calabria” (la rivolta per il capoluogo aizzate dai fascisti). Nel 1974, a soli diciott’anni, si arruola nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza e, dopo l’addestramento e una breve permanenza, viene ingaggiato dai Servizi Segreti della NATO come esperto in ISPEG, controspionaggio e antiterrorismo, da cui si congeda “ufficialmente” solo nel 1997.
Viene cooptato nella rete Gladio nel 1975 dal famigerato Generale Giuseppe Santovito, allora capo del SISMI e membro della P2, e, in seguito, iniziato in una Loggia Massonica riservata.
Da Apprendista di primo grado diviene, in breve, Maestro Venerabile della Loggia“Divulgazione 1”.
“Divulgazione 1”, loggia massonica ancor più segreta della P2, aveva una dimensione internazionale ed era parte integrante dei dispositivi sotterranei della NATO.
Nel Novembre 1997, viene citato come principale teste d’accusa della Procura della Repubblica di Palermo, nel processo contro Giulio Andreotti accusato dallo stesso Saya di essere il mandante dell’omicidio del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa (anche lui membro della P2) nel 1982.
E’ in questa occasione che Saya dichiara pubblicamente, davanti ai giudici, di essere un vecchio agente segreto dell’Alleanza Atlantica e di aver mantenuto rapporti stretti con ambienti massonici americani e con Licio Gelli. A testimonianza di ciò esibisce la sua corrispondenza amichevole, proseguita fino agli inizi degli anni ’90, col Maestro Venerabile della P2.
Riguardo alle accuse mosse ad Andreotti, Saya afferma di aver ricevuto questa informazione direttamente dal generale Santovito “il 16 giugno 1982”, se ne ricordava perfettamente poiché lo stesso giorno a Palermo “aveva avuto luogo un regolamento di conti”, un clan mafioso aveva assassinato Alfio Ferlito, capo d’un clan rivale, crivellandolo di colpi durante il suo trasferimento da una prigione ad un’altra.
Congedatosi dai Servizi, e messosi in “sonno” Massonico, Saya è uno dei protagonisti della contestazione alla “svolta di Fiuggi”, 27 gennaio 1995, ed, insieme ad un gruppo di fedelissimi, decide di ridar vita al movimento politico fascista-monarchico della Destra Nazionale, già voluto da Almirante e poi soppresso.
Per Saya, il cambiamento di nome in Alleanza Nazionale, è stato un tradimento. “Fini ha venduto la bandiera del social-fascismo e del corporativismo per diventare una corrente, e neanche la più radicale, di Berlusconi”.
A partire da quella data, Saya riunisce attorno a sè un piccolo drappello di guardiani del tempio mussoliniano che si proclamano i soli leggittimi eredi del fascismo“degli ideali che il mondo intero ci ha invidiato: la Storia ci darà ragione”.
Il movimento della Destra Nazionale si strutturerà in partito il 12 luglio 2000 presentandosi, con scarsi risultati, alle elezioni amministrative del 2003, in lista congiunta con il Fronte Sociale Nazionale.





FORZA NUOVA

Forza Nuova, vecchi fascisti…

Nel maggio 1993 quasi tutte le formazioni neonaziste italiane (Movimento Politico, Meridiano Zero, Azione Skinhead e tutti i gruppi che componevano la prima Base Autonoma) vengono sciolte o si sciolgono spontaneamente e le centinaia di militanti che gravitano attorno a quell’area vanno ad ingrossare le fila del Movimento Sociale Italiano, poi Movimento Sociale - Fiamma Tricolore. E’ qui che inizia l’incubazione di Forza Nuova intorno alla rivista Foglio di Lotta, finanziato dal latitante a Londra Roberto Fiore.
Nel 1997 il leader del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, Pino Rauti, vieta la diffusione della rivista, intimorito dal consenso che questa incominciava a riscuotere, specialmente tra i più giovani. I militanti di Foglio di Lotta decidono allora l’uscita dal partito per dar vita ad una nuova creatura politica, Forza Nuova.
Forza Nuova nasce a Londra il 27 settembre 1997, e già nella data, giorno di Sant’Arcangelo Michele, fa riferimento diretto alla Guardia di Ferro, il movimento cattolico integralista, ultranazionalista e antisemita rumeno. Le attività di Forza Nuova saranno, durante i primi mesi, dirette da Londra, città in cui risiedono i due leader del partito, Roberto Fiore e Massimo Morsello. Sia Fiore che Morsello sono figure della destra neofascista anni ‘70. Fiore era uno dei capi di Terza Posizione mentre Morsello, in gioventù cantautore missino nei Campi Hobbit, proviene dai Nuclei Armati Rivoluzionari (N.A.R.) di Alibrandi e Fioravanti.
Fuggiti a Londra nel 1980 dopo la strage alla stazione di Bologna, inseguiti da mandati di cattura della magistratura italiana, i due hanno costruito un piccolo impero economico che ha offerto la base materiale per la creazione in Italia di Forza Nuova. Il giro d’affari delle società controllate da Fiore e Morsello si aggira intorno ai trenta miliardi l’anno. Al centro di questo piccolo impero economico l’agenzia di viaggi e società di servizi Meeting Point. In Italia esiste una rete di agenzie turistiche collegate a questo circuito imprenditoriale: la Easy London, che offre pacchetti casa-lavoro-studio a Londra.
Fiore e Morsello devono aspettare il 1999 per poter tornare in Italia, il primo dopo la caduta in prescrizione dei reati di cui è accusato, il secondo per motivi di salute (Morsello morirà, infatti, di tumore nel 2001).
A dare il benvenuto a Morsello, al suo rientro in Italia, vi è un comitato d’accoglienza composto da svariati deputati di Alleanza Nazionale come l’attuale presidente della Regione Lazio Francesco Storace, Alberto Simeone, oltre al parlamentare europeo di Forza Italia Ernesto Caccavale e all'ex sottosegretario alla giustizia Carlo Taormina.
Il programma di Forza Nuova è articolato in otto punti centrali, che mostrano la volontà di recuperare, un po’ in tutte le direzioni, il radicalismo di destra. Si va dalla richiesta di abrogazione della legge sull’aborto a proposte in favore di una legislazione che metta al centro la valorizzazione della famiglia e la crescita demografica. Si arriva a chiedere il ripristino del concordato tra Stato e Chiesa stipulato durante il fascismo.
Si propone, inoltre, la messa al bando della massoneria e di tutte “le sette segrete”; il blocco dell’immigrazione e un “rimpatrio umano” per gli immigrati, l’abolizione dell'usura e la formazione delle corporazioni dei lavoratori. Infine, Forza Nuova richiede l’abrogazione delle “leggi liberticide” Scelba e Mancino.
Nella propaganda ricorrono spesso parole d'ordine come “contro ogni droga”, nonché campagne in difesa dei prodotti made in Italy, intitolate “compra italiano”.
Oltre a ciò, numerosi sono i riferimenti al patrimonio caro a Terza Posizione, cioè a quella che fu la scuola quadri degli attuali capi di Forza Nuova, ad esempio, nell’esaltazione dello “stile legionario”, l’idea di un combattente politico sempre pronto e costantemente in azione.
Forza Nuova si presenta come partito (beneficiando in questo modo dei fondi pubblici), anche se, fin dall’inizio, aggrega attorno a sé elementi fuoriusciti dai più disparati movimenti: dal Movimento Sociale - Fiamma Tricolore ai sopravvissuti dell'esperienza politica di Base Autonoma dei primi anni ‘90. L’ultras calcistico padovano Paolo Cartossidis, l’ex leader di Azione Skinhead Duilio Canu, quello di Movimento Politico Maurizio Boccacci, sono solo alcuni dei personaggi che in questi anni sono stati veri e propri quadri all'interno di Forza Nuova.
I militanti vengono reclutati allo stadio tra le fila degli Ultras, negli ambienti dell’integralismo cattolico a destra di Comunione e Liberazione, tra i giovani delle altre formazioni di destra ormai in via d’estinzione (Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, Fronte Sociale Nazionale di Adriano Tilgher ed il recentemente disciolto Fronte Nazionale di Franco Freda).
Nell’aprile 1999, Caratossidis, studente di Scienze Politiche, spiega la strategia movimentista di Forza Nuova in un’intervista a Repubblica: “Lo stadio, le discoteche, le birrerie e anche i centri sociali sono un bacino da sfruttare per la ricerca di voti e consensi…Se si fa propaganda con i volantini, mille distribuiti tra gli spalti hanno più valore che davanti a un supermercato. Con pochi soldi, uno striscione allo stadio ha una visibilità nazionale”.
Eppure, la xenofobia, l’omofobia, le continue rivendicazioni di discendenza diretta dal fascismo, non fanno di Forza Nuova un partito isolato. A livello locale numerosissime sono le collaborazioni intorno a tematiche specifiche (ad esempio raccolte firme contro l'immigrazione), ad iniziative di quartiere (spesso organizzate fianco a fianco ad Azione Giovani), così come gli accordi elettorali con il Polo delle Libertà (a Bologna, Padova, Milano..., Fiore stesso, invitato al congresso di Comunione e Liberazione, annunciò l’appoggio di Forza Nuova a Berlusconi per sconfiggere i “comunisti” alle elezioni).
Nel 2002, inoltre, viene saldato e consolidato il rapporto con la Lega Nord, in particolare con i suoi esponenti più radicali, costituendo un fronte comune nella lotta contro gli immigrati. Borghezio, ad esempio, è stato più volte invitato ad intervenire al termine di manifestazioni di Forza Nuova (anche a Roma il 2 novembre), mostrandosi perfettamente a suo agio di fronte a una selva di braccia tese.
Persino in occasione delle recenti polemiche medianiche che hanno visto Forza Nuova protagonista in seguito all’aggressione, in diretta TV, a Verona del presidente dell’Unione Islamici Italiani, Abdel Smith, che ha portato ai domiciliari 21 militanti dell’organizzazione (tra cui i dirigenti veneti), esponenti di Alleanza Nazionale e della Lega non hanno esitato ad esprimere solidarietà nei confronti degli arrestati; il solito Borghezio è andato a trovarli in carcere e il Sindaco di Treviso Gentilini (Lega Nord) ha auspicato proficue collaborazioni in vista delle elezioni.
In questi ultimi anni, a Roma, Forza Nuova è stato, senza dubbio, il gruppo più attivo a livello cittadino (senza contare i gruppetti di quartiere); il gruppo possiede persino un negozio, l’Emporio Italico con sede in via Luigi Ungarelli, nella zona della Batteria Nomentana. Ogni estate i forzanovisti riesumano la loro opposizione al Gay Pride, affiggendo manifesti omofobi e organizzando contromanifestazioni. In particolare nel 2000, quando Roma ospitò il World Gay Pride, Forza Nuova convocò una grossa mobilitazione, portando in piazza 600 neofascisti, che sarebbe dovuta culminare, il giorno del corteo del World Pride, in una contromanifestazione annunciata con minacce e paventati scontri. Ma la morte, qualche giorno prima, della giovane figlia di Morsello, e il lutto di tutto il partito, portano all’annullamento della provocatoria manifestazione (forse anche in previsione delle scarse probabilità di riuscire a sostenere quanto annunciato).
Agli appuntamenti fissi di Forza Nuova (28 ottobre, commemorazione della marcia su Roma, con visita alle tombe dei fascisti al Verano e 25 aprile, Festa della Liberazione, sempre al Verano per quello che loro considerano lutto nazionale) si sono aggiunti, quest’ultimo anno, banchetti, volantinaggi e raccolta firme in pieno centro (via del Corso) con cadenze quasi settimanali, oltre alla manifestazione a piazza Venezia svoltasi il 2 novembre 2002, con comizio finale dell'onorevole Borghezio della Lega Nord.
Del gruppo romano è anche Andrea Insabato, che nel dicembre 2000 rimase ferito nell’esplosione dell’ordigno che lui stesso aveva collocato davanti alla redazione del Manifesto. Insabato, fino ad allora “cassiere” di Forza Nuova, e anello di congiunzione con il movimento ultracattolico Militia Christi, viene, in seguito a questo episodio, declassato nelle conferenze stampa al rango di semplice simpatizzante del movimento, seppure “amico di sempre” di Fiore e Morsello. D’altronde, il primo a far visita a Insabato in ospedale è proprio un militante di Forza Nuova del quartiere di Primavalle, Giuliano Castellino (attuale capo di Base Autonoma). Per completare l’elenco possiamo infine menzionare Francesco Bianco, ex responsabile a Roma di Forza Nuova, nonché ex-N.A.R. protagonista di rapine e azioni insieme ai fratelli Fioravanti, Alibrandi e Anselmi. Bianco, pur rimanendo un personaggio minore della galassia N.A.R., è stato arrestato e condannato ad alcuni anni di galera per banda armata.

Easy London... cosa c’è dietro a Forza Nuova?

Da quasi quattro decenni la Gran Bretagna, in particolare Londra, è diventata il luogo in cui ex-terroristi neri e neo-fascisti, provenienti da ogni parte del mondo, possono trovare indisturbati rifugio dopo aver commesso le peggiori infamie.
Molti sono gli esempi, dal dopo guerra a oggi, cui si potrebbe far ricorso: dalla lunga latitanza in terra inglese di James Earl Ray, l’assassino di Martin Luter King, all’accoglienza che l’estrema destra locale offrì per diverso tempo a George Parisey, terrorista algerino, arrestato successivamente (grazie al lavoro di svariati militanti antifascisti) in compagnia di un comandante dell’Oswald Mosley’s Union Movement, vecchio gruppo ultra conservatore britannico.
I legami tra la destra internazionale e la Gran Bretagna sono, come ribadito, molto saldi; ma la connessione con l’Italia è sicuramente la più forte; sono italiani, infatti, i referenti dell’organizzazione meglio conosciuta come International Third Position ed è ancora grazie al contributo di italiani che la destra nazionale è riuscita a costruire, con l’appoggio di varie strutture locali, un enorme apparato finanziario capace di sostenere economicamente (in maniera più o meno nascosta) molte organizzazioni neo-fasciste in Europa ma, ovviamente, concentrando i maggiori sforzi e le maggiori sovvenzioni all’ Italia, dove il referente politico-militante si chiama Forza Nuova.
Se a qualcuno non fosse ancora chiaro i nostri manager in camicia nera rispondono ai nomi di Roberto Fiore - segretario di Forza Nuova- e Massimo Morsello (ora deceduto).
Cerchiamo ora di ricostruire la storia che ha portato due fascisti tout court dalla semplice latitanza alla costituzione di quel macro-apparato finanziario che trova la sua direzione nella società Meeting Point.
Quando Roberto Fiore e Massimo Morsello fuggirono dall’Italia, dopo la strage alla stazione di Bologna del 1980, erano i leaders riconosciuti dell’organizzazione d’estrema destra Terza Posizione.
Terza Posizione, organizzazione paramilitare, era sospettata fortemente di avere legami con la loggia massonica P2 di Licio Gelli, così come con gli ambienti dei servizi segreti e della malavita organizzata.
Dopo essere fuggiti in Libano, Fiore e Morsello riappaiono a Londra, all’inizio degli anni ‘80. Seguendo le relazioni pubblicate nell’agosto del 1998 su The Guardian, i due terroristi neri erano stati reclutati in Libano dai servizi segreti inglesi del Military Intelligence 6 (M16).
I due, sfruttando i consolidati agganci con il National Front (sciolto nel 1989) e con Nick Griffin (leader del British National Party, oltre che co-fondatore, con Fiore e Morsello di International Third Position) e, costruendo nuove alleanze, riescono nel 1986 ad inaugurare Meeting Point.
Meeting Point è una finanziaria che ha come maggior patrimonio una vastissima proprietà immobiliare (1300 appartamenti abitati esclusivamente da giovani, provenienti da tutta Europa, che per ragioni di lavoro o di studio o, semplicemente, per apprendere la

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II PARTE
by ... Wednesday October 01, 2003 at 04:29 PM mail:  

lingua decidono di trascorrere un periodo in Inghilterra). La struttura che in Europa si occupa di reclutare giovani, inseriti poi a livello lavorativi tramite società di collocamento direttamente collegate a Meeting Point , si chiama Easy London (15 sedi in Italia).
Easy London propone a coloro che, ignari, vi si rivolgono un pacchetto pronto che offre viaggio, lavoro e alloggio ad un prezzo “interessante”. Quello che, però, viene omesso dall’accattivante brochure è che i malcapitati, al loro arrivo in Gran Bretagna, saranno accolti nelle cucine del West End e che buona parte delle già magre paghe andrà ad ingrossare le casse di Fiore e soci. Inoltre, le confortevoli camere, illustrate nei depliants, non esistono, ma al loro posto ci sono micro-alloggi super affollati, con letti nei corridoi e bagni in comune per 15 persone, il tutto gestito (in clima militaresco) da decine di nazi-skin non solo italiani; è, infatti, del quotidiano “Mail” del 20/9/99 la notizia che Fiore avrebbe fatto arrivare dalla Polonia un “esercito” di boneheads per meglio gestire i quasi seimila giovani europei che annualmente entrano in contatto con la società. Molti sono i racconti (alcuni di esperienze dirette) che parlano di pestaggi notturni ad affittuari in ritardo o semplicemente non in linea con la gestione.
Ma le grosse rendite per la Meeting Point non si esauriscono nella percentuale sottratta agli stipendi e dalla riscossione degli affitti molto alti, nonostante il mercato immobiliare londinese sia già caro di per sé; infatti, tra le molteplici attività della holding troviamo una catena di ristoranti, negozi alimentari di prodotti italiani, una casa discografica e alcune scuole di lingua, come quella di Westminster Bridge Road dove, secondo la magistratura italiana, si tengono periodicamente congressi di organizzazioni fasciste di tutta Europa e il cui contratto d’affitto era intestato direttamente a nome di Morsello.
Tutto questo, dal reclutamento di nazisti all’enorme impero finanziario, potrebbe per certi versi sembrare fantascienza, ma non lo è, soprattutto se teniamo conto che non si è ancora parlato dei maggiori sostenitori della coppia Fiore Morsello ed è giunto il momento di farlo.
Si tratta di due organizzazioni ultra-cattoliche (come potevano mancare) che fin dagli inizi della latitanza hanno offerto ai due protezione e, soprattutto, denaro; stiamo parlando del St.George’s Educational Trust e St.Michael’s the Arcangel Trust.
La prima organizzazione menzionata, di cui Fiore è l’amministratore, è direttamente collegata alla St.George League, un piccolo quanto ricchissimo gruppo nazista in contatto con personaggi e fondi delle ex-SS; la seconda, ma non quanto a ricchezza, prende il nome dall’Arcangelo Michele santo patrono dei miliziani della guardia di ferro del leader fascista rumeno Corneliu Codreanu. Le due organizzazioni sono proprietarie di una fitta rete di charity shop (letteralmente “negozi della carità”), la cui principale funzione è quella di fornire la migliore copertura possibile a International Third Position contribuendo comunque, in maniera determinante, a riempirne le casse.
Lo scopo ufficiale delle charity (la cui fitta rete conta 8 negozi solo a Londra) è quello di promuovere la diffusione della religione cattolica in un paese a maggioranza protestante, anche se il Vaticano ha sempre negato il proprio appoggio a questo tipo di forme caritatevoli; nonostante ciò migliaia di cattolici inglesi, per lo più ignari riguardo la loro reale attività, continuano a frequentare le charity dove tra immagini di madonne, abiti usati e dischi possono trovare testi revisionisti e varie pubblicazioni fasciste. Se la presenza di tali libri non fosse abbastanza esplicita riguardo l’ispirazione politica da cui traggono origine queste organizzazioni, basta spingersi a visitare i rispettivi siti internet su cui è possibile acquistare poster di Hitler e Mussolini, libri di propaganda nazista, pubblicazioni antisemite e inneggianti alla superiorità della razza bianca.
Non c’è da stupirsi quindi se proprio la St.Michael’s Trust ha deciso di “donare” 21 milioni di lire per la costruzione di una chiesa, che dovrà sorgere nel nuovo villaggio fascista a nord della Spagna (progetto di Fiore del quale ci occuperemo in seguito) e se la somma restante proviene da un assegno staccato dalla Barclays Bank e intestato a Meeting Point, il cui patrimonio economico, va ricordato, ammonta a più di 30 miliardi di lire.
Come ogni società che si rispetti anche Meeting Point necessita di reinvestire i propri utili (non potendo scaricare dalle tasse le sovvenzioni ai fascisti nostrani) e parte di questi Fiore ha deciso di impegnarli nella ricostruzione di un villaggio a circa 80 Km da Valencia, “Los Pedriches”; nel 1996, con la spesa iniziale di circa 40 milioni, Meeting Point acquista i primi quattro fabbricati all’interno del villaggio e da allora gruppi di fascisti di mezz’Europa hanno contribuito alla costruzione di alcune abitazioni, una cappella e un ostello per famiglie. In risposta alla valanga di critiche piovutagli addosso nell’ultimo periodo (da quando la frequentazione di elementi nazisti è nettamente aumentata), Fiore ha controbattuto che il loro è un semplice progetto turistico che gode, oltretutto, dell’avallo del ministero del turismo spagnolo che avrebbe offerto il proprio aiuto economico al progetto di rilancio del turismo in quel territorio.
Ovviamente le finalità di questa impresa sono ben altre; l’obiettivo è quello di creare un rifugio sicuro in cui ospitare fascisti in fuga da tutto il mondo, organizzare convegni e colonie estive; del resto, il villaggio viene reclamizzato come luogo in cui sperimentare l’esperienza di un “ordine nuovo” e dove i giovani europei verranno formati e rieducati in modo da non “parlare, muoversi, agire come dei negri”, e queste esternazioni da dove potevano provenire se non dai siti ufficiali delle già citate St.George e St.Michael Trust?
Dunque, i collegamenti internazionali di Forza Nuova si diramano attraverso il circuito dell’International Third Position in Germania, Polonia, Romania, Galles, Inghilterra e Stati Uniti; nonostante ciò, alle elezioni europee del ‘99 i candidati di Forza Nuova - presentatisi con la Lista Cito - hanno ottenuto poche centinaia di voti.
Quanto trattato in queste pagine non è altro che una panoramica sommaria sull’impero finanziario che Meeting Point, e più in generale International Third Position, è riuscita a costruirsi attorno, con l’aiuto di una fitta quanto complicata rete di contatti stretti con le peggiori strutture della destra radicale e dell’ortodossia cattolica presenti in Europa; ricordiamoci che Forza Nuova è, in Italia, il braccio militante di questa struttura. Non siamo, dunque, di fronte a fenomeni già conosciuti, riconducibili semplicemente a gruppi di boneheads tenuti insieme da una sigla poiché, oltre a questi personaggi, non sono pochi, all’interno dell’organizzazione, i fautori dell’azione (pensiamo alle rapine di autofinanziamento) e, senza dubbio, a molti tra i potenti amici di Forza Nuova non dispiacerebbe assistere al ritorno dello spontaneismo armato caro a Fiore.

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III PARTE
by ... Wednesday October 01, 2003 at 04:36 PM mail:  

Il dossier completo, inclusa la parte inerente ai tentativi di "infiltraggio" (L'accademia della crusca ci interessa poco poichè la lingua fortunatamente è viva al contrario dei puristi...)lo si può richiedere all'indirizzo: antimperialista@libero.it

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messo in forum
by mazzetta Wednesday October 01, 2003 at 04:39 PM mail:  

http://italy.indymedia.org/forum/viewtopic.php?p=71477#71477

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mah che cazzate
by barbalbero Wednesday October 01, 2003 at 04:40 PM mail:  

stiamo parlando di una formazione politica che ha lo 0,6 % a livello nazionale...

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misteri
by d'italia Wednesday October 01, 2003 at 05:22 PM mail:  

http://www.misteriditalia.it, di Sandro Provvisionato, TG5

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FALSE NOTIZIE
by Dario Saya Sunday October 12, 2003 at 08:53 PM mail:  

Salve, sono Dario Saya, il candidato alla presidenza per la provincia di Messina delle scorse elezioni di maggio per la Fiamma Tricolore (e non per Destra Nazionale), non posso fare a meno di scrivere dopo aver notato che 3/4 delle notizie diffuse in questo articolo sono palesemente false. Destra Nazionale (oggi diventato Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale Nuovo MSI) non ha mai stipulato nessun accordo con il fronte sociale nè tantomeno la mia presentazione è avvenuta sotto il vessillo di Destra Nazionale, io mi sono presentato con la fiamma tricolore raggiungendo su un complessivo di 270.000 abitanti il risultato dell'1.2% dopo le tre giornate di spoglio e i brogli che ci sono stati. semmai era il mio "collega" candidato a sindaco (Lorenzo Reitano) che stava con il Fronte Sociale, anzi, presentandosi come indipendente e appoggiato dal Fronte. La mia presentazione sotto la Fiamma è avvenuta solo dopo la richiesta del vecchio amico di sempre Guido Scibona (coordinatore della Fiamma per Messina) visto che non sapevano a chi presentare; ancora oggi a Messina si parla di come un ragazzo perfettamente sconosciuto di 24 anni (cioè io) abbia raccolto consensi di quasi 4.500 voti. Sul lato pratico sono arrivato in terza posizione ovvero dopo CDL (grazie tante erano 11 partiti coalizzati) e il centro sinistra (altri 9 o 10 partiti coalizzati)la lista "sale" di mariano calderone centra poco, visto che era una lista civetta di AN pertanto i voti sappiamo da dove arrivavano, io, invece, ero praticamente da SOLO e senza particolari conoscenze o mezzi.
Tutto ciò premesso vi sarei grato di evitare la diffusione di notizie fasulle come quelle sopracitate, se proprio dovete scrivere qualcosa scrivetela così per come è andata e non per come "vi sembra di aver capito".
distinti saluti

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