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intervista a Wu Ming 3. così imparate a criticarli
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giapster Monday, Jan. 10, 2005 at 9:24 PM |
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i wu ming sono i più grandi scrittori italiani e veri compagni e chi li critica sono solo i fascisti e provocatori e ignoranti e infami e sbirri. posto una loro recente intervista per conoscerli meglio. un saluto a tutti i giapster
Intervista con Wu Ming 3 di Fiorella Paone e Elena Motolese
D Secondo autori come Benasayag e Schmit viviamo nellepoca delle passioni tristi caratterizzata da blocchi emozionali, depressione pervasiva ed ansia per il futuro. In tal senso possiamo notare la contrapposizione con il 77: questo periodo viene ricordato dai partecipanti del movimento di allora come unepoca di passioni gioiose ed emozioni travolgenti. Secondo te come si interconnette oggi la liberazione della positività e della creatività nellesistenza con lazione politica ?
R: Non sono un ottimista in generale, non è una forzatura quella che sto per dire ma una cosa che sento nei confronti della nuova generazione. Sicuramente esiste una quota devastante di sofferenza che attraversa tutti gli strati sociali e generazionali, ma io vedo anche segnali, qualità, fenomeni significativi che sono attualmente in corso e dei quali non si riconosce la possibilità di trasformazione del reale. A differenza dellidea di rivolta del 77 che veniva al termine di un ciclo di lotte di almeno dieci anni, questa generazione viaggia in assenza di padri, anzi in rimozione, e non si può non tenerne conto per fare una genealogia e quindi unanalisi sensata. Veniamo da venti anni di individualismo competizione, viviamo in una società che isola, classifica e divide, e che fa dellatomizzazione del corpo sociale una delle principali strategie di controllo. Soprattutto per la generazione degli anni 80 si può parlare di un imprinting che agisce come meccanismo interno del quale non si ha neppure coscienza. Credo che una delle principali via di fuga da tale situazione in cui ognuno si sente imprigionato e incapace di reagire sia da ricercarsi nella cura del sé, del proprio corpo e della propria dimensione esistenziale. Tuttavia quello che è successo da Seattle fino ad oggi dimostra che è già stato possibile sottrarsi ad un automatismo di passività e disillusione e di aprire percorsi collettivi in grado di incidere materialmente sulla realtà. Credo che sia sempre più urgente liberarsi di una dialettica di tipo oppositivo vincolata ad una logica di scontro frontale e legata a vecchie pratiche, per attuare alternative in grado autonomamente e immediatamente di divenire costituenti.
D: La creatività essendo una delle qualità principali dellintelligenza collettiva e può divenire, come nel 77, un mezzo comune di liberazione. Nonostante ciò essa viene spesso sussunta dal sistema e trasmutata in strumento di profitto. Come fare ad evitare questa forma di vampirismo ?
R: Esatto, come nel 77 londata creativa non ha fermato la reazione governativa, la ristrutturazione, la precarizzazione delle esistenze , la modernizzazione selvaggia, anche oggi centodieci milioni di persone in piazza non bastano a fermare la guerra. Ciò non toglie che in quegli anni si è assistito al liberarsi di forze tanto dirompenti da far saltare molti dei rigidi paradigmi che costituivano quella realtà sociale. La memoria di questo non è un totem da venerare ma dobbiamo considerarla come una cassetta degli attrezzi da utilizzare per cambiare la vita nella realtà attuale. Oggi è necessario trovare nuove fessure e nuovi punti di frizione del sistema.
D: Per sviluppare il discorso fatto in precedenza vorremmo chiederti cosa ne pensi del mediattivismo e delle pratiche di guerriglia comunicativa, in particolare vorremmo sapere quali sono secondo te le linee di sviluppo di queste forme di militanza.
R: A questo proposito possiamo guardare ciò che accade nella rete. Credo che il web oltre ad essere un contenitore da cui attingere informazioni in brevissimo tempo, il che è già molto importante, sia anche un bacino di relazioni umane, qualcosa di straordinario che non sostituisce ma integra e potenzia la relazione umana divenendo una vera e propria protesi. Mi sembra importante rilevare che oggi stiamo assistendo alla crisi dell industria mondiale dell intrattenimento e della musica grazie alle strategie legate all uso che la nuova generazione fa delle nuove tecnologie. Il potere di riappropiazione di queste pratiche, soprattutto se lo consideriamo in rapporto alle modalità tradizionali, non è assolutamente da sottovalutare, in quanto ha la capacità intrinseca di aprire un terreno di lotta in grado di sfuggire le strategie di controllo. Scaricare musica, film, ecc. rappresenta quindi un importante ed efficace strumento in quanto comunità intelligenti attraverso la diffusione in rete e il copyleft divengono in grado di potenziare se stesse. La capacità innovativa e di trasformazione di queste pratiche non è ancora stata riconosciuto, e di conseguenza valorizzata a sufficienza. Io penso che molto andrebbe fatto in questo senso, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento delle potenzialità dei nuovi soggetti che irrompono sulla scena.
D: Al momento il movimento sta vivendo una fase di riflusso e di bassa intensità, in cui si assiste ad un accentuarsi delle contraddizioni ed all emergere di differenze tra le diverse singolarità non più in grado di costruire quella sintesi che ne ha costituito la forza e la potenza sin dal suo irrompere sulla scena sociale. Pensi che stiamo vivendo la fine di un ciclo di lotte o che ci troviamo in un momento di passaggio?
R: Io non penso che il riflusso che è in corso in questo momento sia qualcosa di definitivo. In questi ultimi anni noi abbiamo avuto modo di imparare tantissimo dallo zapatismo, dalla loro strategia della parola e della comunicazione ma anche del silenzio. Ci troviamo in presenza di nuovi soggetti, di nuove dinamiche, che rendono questa società decisamente più complessa rispetto a quella degli anni 70. Quando a Bologna si parlava di contaminazione, ci si riferiva semplicemente agli studenti e ai lavoratori giunti dal sud e dal centro Italia, oggi è possibile parlare di meticciato. Ben presto in Italia, in Francia sta già accadendo, si affacceranno sulla scena gli immigrati di seconda generazione, persone nate in Italia che rivendicheranno i loro diritti di cittadinanza e non si accontenteranno più di vivere come i loro padri, e la miscela che ne verrà fuori sarà esplosiva. Ecco io penso che oggi noi ci proponiamo una sfida che è ardua, che ci porterà a farci delle domande, ad avere una sensazione di inadeguatezza di fronte a dinamiche tanto complesse, ma per ritornare alle passioni tristi di cui parlavamo prima, non credo che accetteremo la sofferenza o penseremo che lunica soluzione sia lo psicofarmaco.
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dubbio
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. Tuesday, Jan. 11, 2005 at 1:52 AM |
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mi sembra difficile che tu sia un "giapster", i Wu Ming hanno sempre detto, anche su Giap, che gli sta sul cazzo che i pezzi del loro sito o di Giap vengano incollati qui sopra alla cazzo. dall'infantilismo delle tue righe introduttive, mi sembri più uno che cerca di attizzare polemiche inutili.
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appunto
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gavi Tuesday, Jan. 11, 2005 at 2:00 AM |
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succede da un bel po' di tempo, c'è chi prende giap e lo spiattella qui sopra paro paro, così un po' di imbecilli cominciano a inveire che i wm "si fanno pubblicità su indy". chi lo fa, o è in malafede o è un coglione, anche perché i wm sono stati espliciti su questo già un bel po' di tempo fa...
precisazione su Indymedia 2 ottobre 2004 | wu_ming@wumingfoundation.com
In risposta ad alcune richieste di chiarimento pervenuteci via e-mail e dal vivo, precisiamo di non avere niente a che vedere con il ripetuto e tignoso inserimento di testi relativi al film nello spazio "News" del sito http://www.italy.indymedia.org, né con discussioni seguite alla pubblicazione di tali testi. Si tratta perlopiù di testi presi da qui o da wumingfoundation e incollati su indymedia a frammenti, o fuori dal loro contesto originario. I nostri mezzi di comunicazione diretta (sul film e non solo) sono i due siti e la newsletter. Quest'ultima viene spedita solo a chi ne fa esplicita richiesta iscrivendosi alla nostra mailing list. In generale, ci capita di partecipare a discussioni su qualche blog o forum, ma solo quando siamo chiamati in causa da chi li gestisce o frequenta, e allo scopo di fare precisazioni sul nostro lavoro e le nostre prese di posizione. Per motivi che abbiamo spiegato in passato e su cui non vorremmo tornare (anche perché facilmente intuibili), su Indymedia questo non avviene più da molto tempo. Quando nostri testi e interventi scritti per i *nostri* mezzi di comunicazione appaiono altrove nella rete, è sempre per iniziativa altrui. Nella grande maggioranza dei casi è iniziativa gradita e utile, ma sia chiaro che noi *non* facciamo spam sul web o via e-mail imponendo i nostri contributi a persone non interessate o in contesti in cui verrebbero fraintesi. Questa è la nostra policy, alla quale ci atteniamo strettamente. Grazie dell'attenzione.
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wm sull'antifascismo
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. Tuesday, Jan. 11, 2005 at 2:11 AM |
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tra l'altro, non è certo questa la parte interessante di Giap. se questo "giapster" fosse stato in buona fede, avrebbe postato questo:
Non era mai accaduto che l'Italia celebrasse un importante anniversario della Liberazione (quest'anno cade il Sessantennale) in un simile clima di riabilitazione del fascismo, dei suoi complici (i Savoia, Pio XII°...) e dei suoi eredi (Almirante ripropinato in versione "saggia" e light), nonché di offensiva isterica contro la Resistenza, a colpi di "scandali" su via Rasella, triangolo rosso, foibe e sangue dei "vinti". Andava avanti da anni, questa solfa, ma dal 2001 (chissà come mai...) è in corso un'accelerazione: è tutto un intitolare piazze a gerarchi e podestà, un riconoscere la presunta "buona fede" dei repubblichini (il varco lo aveva aperto Violante quand'era presidente della Camera, col suo discorso sui "Ragazzi di Salò") e - soprattutto - un sostituire il ricordo dei crimini nazifascisti con un generico cordoglio nazional-popolare, "memoria" sdentata da fiction televisiva, commozione di maniera per tutte le vittime... compresi i carnefici. Questa fantasmale "memoria condivisa", anche qualora esistesse, a noi non interesserebbe. E' infatti un "mito incapacitante", quello che si tenta di imporre. Una narrazione che più la si racconta e meno si capisce chi sono e cosa fanno i personaggi, e soprattutto perché lo fanno, fino alla notte del senso in cui tutto è nero - anche il rosso - e ogni "violenza" da condannare, su entrambi i lati della barricata storica. [E' una trappola in cui cascano in molti, non solo nel centrosinistra, ma anche nella sinistra vera e propria. Soprattutto sulle foibe si sono sentite idiozie uscire da bocche insospettabili.] Noi invece siamo d'accordo con lo storico Sergio Luzzatto: nostro compito è "non consentire che la storia del Novecento anneghi nel mare dell'indistinzione". Scrive Luzzatto, nel suo pamphlet La crisi dell'antifascismo (Einaudi, 2004): "Onora il padre e la madre. Qualunque padre e qualunque madre. Cosaltro invitano a fare - in effetti - gli storici, i giornalisti, i politici che perorano la causa di una riconciliazione nazionale tra i figli dei resistenti e i figli dei saloini, o che sognano addirittura lo spettacolo di un abbraccio in extremis tra gli epigoni delle brigate partigiane e gli epigoni delle brigate nere, se non ad annacquare le motivazioni ideologiche, psicologiche, etiche degli uni e degli altri nelloceano di un embrassons-nous generale?"
Asce di guerra uscì nel settembre 2000. La Casa delle Libertà (nome più antifrastico non era concepibile) non era ancora andata al governo ma la cosa era nell'aria, noi e Vitaliano Ravagli ce ne accorgemmo girando l'Italia (da settembre ad aprile facemmo 40 presentazioni pubbliche del libro). In quei mesi, e a dire il vero anche negli anni successivi, soprattutto Vitaliano fu attaccato dalla destra e dai suoi giornali, fino a prendersi una denuncia per istigazione all'odio e alla violenza politica, presentata dagli universitari di AN presso la Procura di Perugia (in seguito archiviata). Tempo dopo, un noto fogliaccio (anch'esso dal nome antifrastico) confezionò due intere pagine di linciaggio ad hominem, con tanto di predica dal pulpito (e che pulpito!) di Francesca Mambro. Cosa dava e dà tuttora fastidio, dell'operazione Asce di guerra? Probabilmente il fatto che, di fronte alle revisioni storiche "scandalistiche" e le pseudo-rivelazioni sulla violenza post-bellica, avevamo scelto di non stare sulla difensiva. E' nostra ferma convinzione che su quel terreno si debba contrattaccare. Oggi si parla tanto del "sangue dei vinti", e per vinti s'intendono i fascisti. All'inverso, noi e Vitaliano abbiamo raccontato: le storture dell'amnistia e le interpretazioni strumentali del testo di quel decreto; la continuità istituzionale - soprattutto a livello locale - tra Ventennio e Repubblica; la discriminazione degli ex-partigiani nei posti di lavoro; la repressione e le montature giudiziarie, con l'esilio oltrecortina di qualche migliaio di antifascisti; i regolamenti di conti (comprensibili e in alcuni casi legittimi) nelle zone in cui l'amnistia era passata a maglie troppo larghe; la nascita del discorso sulla "Resistenza tradita". Cos'è più importante, dal punto di vista storico? Tutto questo, oppure qualche episodio in cui qualcuno che forse non c'entrava cadde vittima dell'eccesso di zelo in legittima difesa? Questo è il discorso che fa arrossare gli occhi ai fascisti e destrorsi d'ogni sfumatura. Il resto è solo balbuzie che fa il loro gioco.
Asce di guerra ha toccato nervi scoperti e ha una storia complicata. Figlio di una stesura difficile (lo si capisce leggendolo: è forse il meno equilibrato e più diseguale fra i nostri libri), arrivò in libreria senza alcun sostegno da parte del suo editore, col quale ci scazzammo molto presto. Ben presto, per inadempienza contrattuale dell'editore, i diritti tornarono a noi, che li rivendemmo all'Einaudi. A maggio esce una nuova edizione. Nonostante svariati difetti che oggi saltano agli occhi (ma non nella parte di Vitaliano, che conserva tutta la sua potenza), abbiamo deciso di non cambiare niente. E' un documento del passato prossimo, con alcune ingenuità e illusioni del periodo. Quello che va fatto, invece, è scrivere una postfazione. E per questo ABBIAMO BISOGNO DI VOI, di chi lo ha letto da poco o avrà voglia di riprenderlo in mano (si scarica gratis dal sito, come tutti i nostri libri). Ci piacerebbe ricevere giudizi, suggerimenti, perplessità. Cos'è che oggi va integrato, rivisto, aggiornato, spiegato meglio? Quali sono pregi e difetti del libro che gli anni trascorsi fanno risaltare? Cos'è più interessante sapere, della vicenda "produttiva" del libro? Ci sono refusi o sviste da correggere? La postfazione dobbiamo consegnarla a fine febbraio, per cui fatevi avanti.
P.S. Dato che siamo in tema, segnaliamo l'ultimo progetto dei nostri fratelli Yo Yo Mundi, dedicato alla Resistenza. Si chiama "La banda Tom e altre storie partigiane", trovate tutte le informazioni su: >http://www.yoyomundi.it
BACKGROUND
Resistenza e revisioni storiche: cazzi nostri > http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap24.htm "Il giornale" attacca Vitaliano > http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap33.html Nuova provocazione della destra contro Vitaliano > http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap37.html Dai monumenti alla Resistenza a Piazza Alimonda > http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nogiap240702.html Wu Ming presenta "L'istruttoria" di Peter Weiss: > http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap1iii.html#weiss "Libero" e Francesca Mambro attaccano Vitaliano: > http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap6_IVa.html#antifrastico
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....
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mha Tuesday, Jan. 11, 2005 at 5:53 AM |
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Scusa . ma ci sei o ci fai? prima dici <<mi sembra difficile che tu sia un "giapster", i Wu Ming hanno sempre detto, anche su Giap, che gli sta sul cazzo che i pezzi del loro sito o di Giap vengano incollati qui sopra alla cazzo. dall'infantilismo delle tue righe introduttive, mi sembri più uno che cerca di attizzare polemiche inutili.>>
e poi ci posti un articolo secondo te + politically correct e una serie di link. Ma i WM non avevano detto che non gradivano?
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guarda che....
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. Tuesday, Jan. 11, 2005 at 1:40 PM |
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sono io quello che ha scritto che non gradivano, e infatti hanno detto + volte di non gradire, perché Giap lo spediscono solo a chi è iscritto, non fanno spam in giro per la rete. non sono lo stesso che ha postato qui sotto l'altro pezzo (che comunque mi sembra difficile definire "politically correct", forse non l'hai letto, ma contiene una piena rivendicazione storica delle esecuzioni sommarie di fascisti nel dopoguerra). non è che tutti quelli che si firmano col puntino sono la stessa persona. su indy il puntino è un modo per non firmarsi.
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ho letto l'ultimo libro
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by
ciups Tuesday, Jan. 11, 2005 at 2:28 PM |
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e secondo me è abbastanza una stronzata! niente a che vedere con poderosi libri precedenti! questo tipo che molla tutto per rifugiarsi in valle ma non si dimentica di portarsi il walkman e lo zainetto pieno di cd è una vera cagata! basta questo x essere etichettato infame sbirro?? (ripigliati, giap)
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