I fan: volume troppo basso. Truffa sui ticket, molti respinti ai cancelli. Lagenzia di Cadorna: pronti a rimborsare. Sicurezza, tagliate due file di posti.
Se il Blasco è leroe, San Siro è il suo tempio. E se i tecnici possono misurare decibel e vibrazioni, non esiste argine allurlo che salza dal «Meazza», trabocca oltre il terzo anello con i lampi di luce e il primo affondo di chitarra. Tre ore di musica. Canzoni recenti e successi dannata. Ottantamila fan sfiniti dal «fenomeno» Vasco. Il signor Rossi e San Siro, binomio che non delude. «Indimenticabile, come sempre», mormora uscendo Rocco da Caserta, col filo di voce che gli è rimasto in gola. Prima data milanese del tour «Buoni o cattivi». Stasera si replica. Il tutto esaurito è unabitudine per il Blasco al «Meazza», dalla sua «prima volta», nel 1990. E come accade da qualche anno, non mancano le polemiche. Degli abitanti intorno allo stadio, che non dicono «musica», ma rumore, e proseguono nella loro battaglia anti-concerti. Proteste di segno opposto allinterno: con gli spettatori spazientiti perché, almeno per i primi 20 minuti, il volume è basso e al terzo anello si sente poco. Ma non è tutto: ieri le prime 2 file del secondo anello erano inaccessibili. Motivo: in attesa di valutare con certezza leffetto che il movimento del pubblico ha sulle tribune, la commissione comunale Sport ed Eventi ha deciso di chiudere 2 file di posti, per precauzione. «Una misura singolare - sintetizza lassessore agli Eventi, Giovanni Bozzetti -: o cè un pericolo reale, e dunque si prendono provvedimenti, o il pericolo non cè, e non si penalizza, anche in piccola parte, il pubblico». Perché almeno 1.500 spettatori si sono goduti lo show da molto più lontano, ieri, di quanto avrebbero potuto. Poco male. Perché lo spettacolo è un ciclone e lintensità delle emozioni non conosce pause. Tra passato e presente, da «Un senso», ultimo successo, a pezzi di storia come «Fegato spappolato». Balli, birre, cori, bikini, «canne», canottiere fradicie di sudore. Sono almeno quattro generazioni di fans che si ritrovano. Venuti a cantare da Nord a Sud, viaggi in treno e in macchina, da Venezia e da Pescara. Chi arriva senza biglietto è costretto all«acquisto incauto»: i bagarini smerciano tagliandi a 50, 60, 70 euro. Girano parecchi falsi e molti ragazzi vengono bloccati ai cancelli. La sicurezza controlla i biglietti con lettori ottici. Responso infallibile: «Falso», niente da fare. Gloria, 19 anni, partita alle 12 da Vicenza, si attacca alla spalla del ragazzo e segue il concerto dal piazzale dello stadio. Si difende anche il titolare dellagenzia di Cadorna che negli scorsi giorni non ha consegnato oltre un migliaio di biglietti già pagati: «Tutti i clienti - dice - saranno rimborsati al più presto. Non sono un truffatore. Ci sono stati problemi nella distribuzione». Lo show si chiude con il medley Brava-Cosa cè-Brava Giulia-Dormi dormi . Ultimo brivido con Albachiara . La preferenza «elettorale» di San Siro è per il Blasco: «Io voto Vasco», «Votiamo Vasco» (striscioni sparsi qua e là in tribuna). Fine serata, come titolo di coda sfila lultimo striscione: «Oggi mi sento un Dio, domani non sto in piedi».
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