spacca
Introduzione alla guerra civile [Avvertenza: il testo qui riprodotto è la traduzione di Introduction à la guerre civile, tratto dal secondo numero della rivista Tiqqun, ottobre 2001]
Abbiamo i nervi fragili, noialtri decadenti. Tutto o quasi tutto ci ferisce, e quel che resta non è che probabile causa di irritazione, con la quale mettiamo in chiaro che non vogliamo essere toccati. Sopportiamo dosi di verità vieppiù ridotte, ormai quasi nanometriche, e a queste preferiamo dei lunghi sorsi di antidoto. Immagini di felicità, sensazioni piene e fin troppo note, parole dolci, superfici liscie, sentimenti familiari e interni intimi: in breve, della narcosi al chilo, e soprattutto niente guerra. Soprattutto niente guerra. Per quel che se ne può dire, tutto questo contesto amniotico-assicurativo si riduce al desiderio di una antropologia positiva. Abbiamo bisogno che ci venga detto che cosè un uomo, che cosa siamo noi, che cosa ci è permesso volere ed essere. Quella in cui viviamo è effettivamente unepoca fanatica per diversi aspetti, in particolare rispetto a questa faccenda delluomo, nel quale si sublima levidenza del Bloom. Lantropologia positiva attualmente dominante non lo è solo in virtù di una concezione irenistica, un po sciocca e garbatamente bigotta, della natura umana. La sua positività consiste piuttosto nel prestare allUomo delle qualità, degli attribuiti determinati, dei predicati sostanziali. Per questa ragione anche lantropologia pessimista degli anglosassoni, con lipostatizzazione degli interessi, dei bisogni, dello struggle for life, rientra nel progetto di rassicurarci, in quanto ci fornisce ancora delle convinzioni praticabili sullessenza delluomo.
Ma noi che non vogliamo adagiarci in nessun tipo di comodità, noi che abbiamo certo i nervi fragili, ma anche il progetto di renderli sempre più resistenti, sempre più inalterabili, noi abbiamo bisogno di ben altro. Abbiamo bisogno di una antropologia radicalmente negativa, di alcune astrazioni sufficientemente vuote, sufficientemente trasparenti per impedirci di pregiudicare alcunché, di una fisica che riservi a ogni essere e a ogni situazione la sua disposizione al miracolo. Di concetti rompighiaccio per accedere, per dare luogo allesperienza. Per diventarne i ricettacoli.
Degli uomini, ossia della loro co-esistenza, non possiamo dire nulla che non ci serva manifestamente da tranquillante. Limpossibilità di sperare qualcosa da questa libertà implacabile, ci spinge a designarla mediante un termine non definito, una parola cieca, con cui si è soliti nominare ciò di cui non si capisce nulla perché non si vuole capire (capire che il mondo ci reclama). Questa espressione è guerra civile. Lopzione è tattica; si tratta di riappropriarsi preventivamente di ciò da cui le nostre operazioni saranno necessariamente ricoperte.
La guerra civile, le forme-di-vita Colui che, nella guerra civile, non prenderà partito, sarà colpito da infamia e perderà tutti i diritti politici. Solone, Costituzione di Atene
1. Lunità umana elementare non è il corpo lindividuo, ma la forma-di-vita.
2. La forma-di-vita non è lal di là della nuda vita; essa è piuttosto la sua intima polarizzazione.
3. Ogni corpo è affetto dalla sua forma-di-vita come da un clinamen, una inclinazione, unattrazione, un gusto. Ciò verso cui inclina un corpo, inclina a sua volta verso di lui. Ciò vale in ogni situazione. Tutte le inclinazioni sono reciproche.
Glossa: a uno sguardo superficiale può sembrare che il Bloom sia la prova del contrario, dando lesempio di un corpo privo di inclinazione, restio ad ogni attrazione. Di fatto ci accorgiamo invece che il Bloom non rinvia tanto ad unassenza di gusto quanto ad un singolare gusto per lassenza. Solo questo gusto può rendere conto degli sforzi che il Bloom compie positivamente per mantenersi nel Bloom, per tenere a distanza tutto ciò che pende verso di lui e declinare ogni esperienza. Simile al religioso (il quale, non potendo opporre a questo mondo una mondanità altra, rovescia la sua assenza al mondo in critica della mondanità), il Bloom cerca nella fuga fuori dal mondo la via duscita da un mondo senza fuori. Egli reagirà ad ogni situazione con lo stesso disimpegno, con lo stesso scivolamento fuori situazione. Il Bloom è dunque questo corpo distintamente affetto da una pendenza verso il nulla.
4. Questo gusto, questo clinamen possono essere scongiurati o assunti. Lassunzione di una forma-di-vita non è solamente il sapere di una tale inclinazione, ma il pensiero di questa. Chiamiamo pensiero ciò che converte la forma-di-vita in forza, in effettività sensibile.
In ogni situazione si presenta una linea distinta da tutte le altre, una linea di accrescimento di potenza. Il pensiero è lattitudine a distinguere e a seguire questa linea. Il fatto che una forma-di-vita non possa essere assunta se non seguendo la sua linea di accrescimento di potenza comporta questa conseguenza: ogni pensiero è strategico.
Glossa: ai nostri occhi tardivi la congiurazione di ogni forma-di-vita appare come il destino proprio dellOccidente. Il modo dominante di questa congiurazione, in una cultura che non possiamo più dire nostra senza acconsentire implicitamente alla nostra stessa liquidazione, si sarà manifestato paradossalmente come desiderio di forma, come ricerca di una somiglianza archetipica, di una Idea di sé piazzata davanti e prima di sé. Ovunque si sia espresso con una qualche ampiezza, tale volontarismo dellidentità ha faticato non poco a celare il nichilismo gelido, laspirazione al nulla che ne costituisce lasse.
Ma la congiurazione delle forme-di-vita ha anche il suo modo minore, più subdolo, che si chiama coscienza e nel suo punto culminante lucidità; tutte virtù che si apprezzano tanto più in quanto accompagnano limpotenza dei corpi. Si chiamerà quindi lucidità il sapere di una tale impotenza che non contiene alcun potere di sfuggirle.
Così lassunzione di una forma-di-vita è lopposto di una tensione della coscienza o della volontà, di un effetto delluna o dellaltra.
Lassunzione è piuttosto un abbandono, ossia al tempo stesso una caduta e unelevazione, un movimento e un riposare-in-sé.
5. La mia forma-di-vita non si rapporta a ciò che sono, ma a come sono ciò che sono.
Glossa: questo enunciato opera un leggero spostamento. Un leggero spostamento nel senso di una uscita dalla metafisica. Uscire dalla metafisica non è un imperativo filosofico, ma una necessità fisiologica. Alla estremità presente del suo dispiegamento, la metafisica si raccoglie in una ingiunzione planetaria allassenza. Ciò che lImpero esige da ciascuno non è di conformarsi ad una legge comune, ma alla sua identità particolare; è infatti dalladerenza dei corpi alle loro supposte qualità, ai loro predicati, che dipende il potere imperiale di controllarli.
La mia forma-di-vita non si rapporta a ciò che sono, ma a come sono ciò che sono. Detto altrimenti, tra un essere e le sue qualità cè labisso della sua presenza, lesperienza singolare che io faccio di lui ad un determinato momento, in un determinato luogo. Con somma infelicità dellImpero, la forma-di-vita di un corpo non è contenuta in alcuno dei suoi predicati grande, bianco, folle, ricco, povero, falegname, arrogante, donna o francese , ma nel come discontinuo della sua presenza, nellirriducibile singolarità del suo essere-in-situazione. E laddove la predicazione si esercita con maggiore violenza, cioè nel dominio meleodorante della morale, il suo scacco è più giubilatorio: quando, per esempio, ci troviamo davanti un essere interamente abietto ma la cui maniera di essere abietto ci tocca fino a spegnere in noi ogni ripulsa, provando in tal modo che la stessa abiezione è una qualità.
Assumere la propria forma-di-vita significa essere fedeli alle proprie inclinazioni più che ai propri predicati.
6. Il problema di sapere perché tale corpo è affetto da tale forma-di-vita piuttosto che da unaltra è privo di senso come il problema di sapere perché cè qualcosa piuttosto che niente. Esso segnala solo il rifiuto, e qualche volta il terrore, di conoscere la contingenza. A fortiori di prenderne atto.
Glossa a: una questione più degna di interesse sarebbe sapere come un corpo aggiunga a se stesso della sostanza, come un corpo diventi spesso, come esso si incorpori lesperienza. In virtù di che cosa proviamo talora delle polarizzazioni pesanti, che vanno lontano, talora invece delle polarizzazioni deboli, superficiali? Come tirarsi fuori dalla massa dispersiva dei corpi bloomeschi, da questo movimento browniano mondiale in cui i più vivi passano da un micro-abbandono ad un altro, da una forma-di-vita attenuata ad unaltra, secondo un costante principio di prudenza: mai spingersi al di là di un certo livello di intensità? E soprattutto, in che modo i corpi hanno potuto rendersi trasparenti fino a questo punto?
Glossa b: cè tutta una concezione bloomesca della libertà come libertà di scelta, come astrazione metodica da ogni situazione; concezione che costituisce lantidoto più sicuro contro ogni libertà reale. Perché lunica libertà sostanziale consiste nel seguire la linea di accrescimento di potenza della nostra forma-di-vita fino in fondo, fino al punto in cui essa si dissolve, liberando in noi un potere superiore di essere affetti da altre forme-di-vita.
7. La persistenza di un corpo a trovarsi affetto dalla stessa forma-di-vita, a dispetto della varietà di situazioni che esso attraversa, è funzione della sua incrinatura (felûre). Più un corpo è incrinato, più la sua incrinatura ha guadagnato in estensione e profondità, meno numerose saranno le polarizzazioni compatibili con la sua sopravvivenza, e più esso tenderà a ricreare le situazioni in cui si trova coinvolto a partire dalle sue polarizzazioni familiari. Con lincrinatura dei corpi cresce lassenza al mondo e la penuria di inclinazioni.
Glossa: forma-di-vita significa: il mio rapporto a me stesso non è che un pezzo del mio rapporto al mondo.
8. Lesperienza che una forma-di-vita fa di unaltra forma-di-vita non è comunicabile a questultima, anche se è traducibile; e tutti sanno come funzionano le traduzioni. Si possono mostrare solo fatti: comportamenti, attitudini, ovvero pettegolezzi; le forme-di-vita non tengono in riserbo tra loro una posizione neutra, un rifugio sicuro per un osservatore universale.
Glossa: certo non mancano candidati abili nel ridurre le forme-di-vita allesperanto oggettuale di culture, stili, modi di vita e altri misteri relativistici. Lo scopo di questi tristi individui non fa mistero: si tratta sempre di farci rientrare nel grande gioco unidimensionale delle identità e differenze. Così si manifesta la più bavosa ostilità nei confronti di ogni forma-di-vita.
9. In se stesse le forme di vita non possono essere dette, descritte, ma solo mostrate, nominate, dunque in un contesto necessariamente singolare. Il loro gioco invece, considerato localmente, obbedisce a rigorosi determinismi significanti. Se pensati, questi determinismi diventano delle regole, quindi suscettibili di emendamenti. Ogni sequenza di questo gioco è delimitata, in ciascuna delle sue estremità, da un evento. Levento fa uscire il gioco da se stesso, fa una piega in esso, sospende i determinismi passati, ne inaugura altri in base ai quali esige di essere interpretato. In tutte le cose cominciamo dal mezzo.
10. La guerra civile è il libero gioco delle forme-di-vita, il principio della loro co-esistenza.
Glossa a: la distanza richiesta dalla descrizione come tale di una forma-di-vita è propriamente quella dellintimità.
Glossa b: lidea stessa di popolo di razza, classe, etnia o nazione come presa massiva di una forma-di-vita è sempre stata smentita dal fatto che le differenze etiche in seno ad ogni popolo sono sempre state più grandi delle differenze etiche tra i popoli stessi.
11. Guerra perché, in ogni gioco singolare tra forme-di-vita, leventualità dello scontro, del ricorso alla violenza non può mai essere annullata.
Civile perché le forme-di-vita non si affrontano come gli Stati, come coincidenze tra popolazione e territorio, ma come partiti, nel senso che questa parola aveva fino allavvento dello Stato moderno, ovvero, giacché ormai bisogna precisarlo, come delle macchine da guerra partigiane.
Guerra civile, infine, perché le forme-di-vita ignorano la separazione tra uomini e donne, esistenza politica e nuda vita, civili e truppe regolari;
perché la neutralità è ancora un partito nel libero gioco delle forme-di-vita;
perché questo gioco non ha né inizio né fine che si possano dichiarare, al di fuori di una fine fisica del mondo che nessuno appunto potrebbe dichiarare;
e soprattutto perché non conosco corpo che non si trovi trascinato senza rimedio nel corso eccessivo e periglioso del mondo.
12. Il punto di vista della guerra civile è il punto di vista del politico.
Glossa a: la violenza è una novità storica; noialtri, decadenti, siamo i primi a conoscere questa cosa curiosa: la violenza. Le società tradizionali conoscevano il furto, la blasfemia, il parricidio, il ratto, il sacrificio, laffronto e la vendetta; già gli Stati moderni, dietro il dilemma della qualificazione dei fatti, tendevano a non riconoscere che linfrazione della Legge e la pena che doveva correggerla. Ma non ignoravano le guerre esterne e, allinterno, la disciplinarizzazione autoritaria dei corpi. Solo i Bloom, in effetti, gli atomi freddi della società imperiale, conoscono la violenza come male radicale e unico che si presenta sotto una infinità di maschere dietro le quali è di vitale importanza riconoscerla per meglio sradicarla. In realtà, la violenza esiste per noi come ciò di cui siamo stati spossessati, e di cui oggi dobbiamo riappropriarci. Quando il Biopotere si mette a parlare, a proposito degli incidenti stradali, di violenza stradale, si capisce che con la nozione di violenza la società imperiale non designa altro che la propria vocazione alla morte. Essa si è così forgiata il concetto negativo mediante il quale rigettare tutto ciò che in essa è ancora portatore di intensità. Sempre più espressamente la società imperiale vive se stessa, in tutti questi aspetti, come violenza. Ma nella caccia che la società imperiale scatena contro la violenza, è il suo desiderio di scomparire che trova espressione.
Glossa b: si prova ripugnanza a parlare di guerra civile. E quando lo si fa comunque, è per assegnarle un luogo e circoscriverla nel tempo. Avremo allora la guerra civile in Francia (1871), in Spagna (1936-1939), la guerra civile in Algeria e presto forse anche in Europa. Vale la pena di notare in proposito che i francesi, seguendo la loro indole castrata, traducono lamericano Civil War con guerra di secessione, quasi a segnalare meglio la loro determinazione nel prendere incondizionatamente partito per il vincitore ovunque esso coincida con lo Stato. Questa abitudine ad attribuire un inizio, una fine e un limite territoriale alla guerra civile, di farne insomma uneccezione nel corso normale delle cose piuttosto che di considerarne le infinite metamorfosi attraverso il tempo e lo spazio, non ci sorprenderà se sapremo mettere in luce la manovra che essa nasconde. Si ricorderà che quelli che allinizio degli anni 60 pretendevano di liquidare la guerriglia in Colombia fecero chiamare la Violencia lepisodio storico che volevano chiudere.
13. Quando accade che due corpi affetti, in un certo luogo e a un certo momento, dalla stessa forma-di-vita si incontrino, essi fanno esperienza di un patto oggettivo, anteriore ad ogni decisione. Questa esperienza è lesperienza della comunità.
Glossa: bisogna imputare alla privazione di tale esperienza un vecchio fantasma metafisico che ossessiona ancora limmaginario occidentale: quello della comunità umana, nota anche sotto il nome di Gemeinwesen presso un certo pubblico parabordighista. Proprio perché non ha accesso ad alcuna comunità reale, dunque in virtù della sua estrema separazione, lintellettuale occidentale si è potuto forgiare questo piccolo feticcio distraente: la comunità umana. Che assuma luniforme nazi-umanista della natura umana o gli stracci stucchevoli dellantropologia, che si ripieghi sullidea di una comunità della potenza scrupolosamente disincarnata o si lanci a testa bassa nella prospettiva meno raffinata delluomo totale colui che totalizzerebbe linsieme dei predicati umani , è sempre lo stesso terrore di aver da pensare la propria situazione singolare, determinata, finita, che va a cercare rifugio nel fantasma confortante della totalità, dellunità terrestre. Lastrazione conseguente può chiamarsi moltitudine, società civile mondiale o genere umano, poco importa: è loperazione che conta. Tutte le recenti sciocchezze sulla società cyber-comunista e luomo cyber-totale traggono il loro slancio da unopportunità strategica nel momento in cui un movimento si alza, a livello mondiale, per confutarle. Dopotutto la sociologia nacque mentre nel corpo sociale appariva il conflitto più irriconciliabile che ci fosse mai stato, e proprio là dove la lotta di classe si manifestava più violentemente: in Francia nella seconda metà del XIX secolo; come dire: proprio in risposta a ciò.
Nel momento in cui la società stessa non è che unipotesi, e non delle più plausibili, pretendere di difenderla contro il fascismo latente di ogni comunità è un esercizio di stile imbevuto di malafede. Chi oggi rivendica ancora la società se non i cittadini dellImpero, quelli che fanno blocco, o meglio quelli che fanno grappolo contro levidenza della sua implosione definitiva, contro levidenza ontologica della guerra civile?
14. Non cè comunità se non nei rapporti singolari. Non cè mai la comunità, ma della comunità che circola.
Glossa a: la comunità non designa mai un insieme di corpi concepiti indipendentemente dal loro mondo, ma una determinata natura dei rapporti tra questi corpi, e di questi corpi con il loro mondo. La comunità, dal momento in cui vuole incarnarsi in un soggetto isolabile, in una realtà distinta, dacché vuole materializzare la separazione tra un fuori e un dentro, si trova a confrontarsi con la propria impossibilità. Questo punto di impossibilità è la comunione. La totale presenza a sé della comunità, la comunione, coincide con la dissipazione di ogni comunità nei rapporti singolari, con la sua assenza tangibile.
Glossa b: ogni corpo è in movimento. Anche se immobile, esso viene in presenza, mette in gioco il mondo che lo porta, va verso il suo destino. Parimenti certi corpi vanno insieme, tendono, inclinano luno verso laltro: cè tra loro della comunità. Altri si evitano, non si compongono, stridono. Nella comunità di ogni forma-di-vita rientrano anche delle comunità di cose e di gesti, di abitudini e di affetti, una comunità di pensieri. Non a caso i corpi privi di comunità sono per ciò stesso privi di gusto: non vedono che certe cose vanno insieme e altre invece no.
15. La comunità non è mai la comunità di quelli che ci sono.
16. Lincontro con un corpo affetto dalla mia stessa forma-di-vita, la comunità, mi mette in contatto con la mia propria potenza.
17. Il senso è lelemento del Comune; ogni evento, in quanto irruzione del senso, instaura un comune. Il corpo che dice io in verità dice noi. Il gesto o lenunciato dotati di senso ritagliano nella massa dei corpi una comunità determinata, che bisogna anzitutto assumere per poter assumere questo gesto, questo enunciato.
18. Quando accade che si incontrino due corpi animati, in un certo luogo e a un certo momento, da forme-di-vita assolutamente estranee luna allaltra, essi fanno esperienza della ostilità. Questo incontro non fonda alcun rapporto, ma attesta piuttosto il non-rapporto già dato. Per quanto lhostis possa essere identificato e la sua situazione conosciuta, lui stesso non può essere conosciuto in quanto singolare. Lostilità è precisamente limpossibilità di conoscersi come singolari per dei corpi che non possono comporsi in alcun modo. Conosciuta come singolare, ogni cosa sfugge in tal modo alla sfera dellostilità e diventa amica o nemica.
19. Per me lhostis è un niente che esige di essere annientato: o cessando di essere ostile, o cessando di esistere.
20. Lhostis può essere annientato, ma lostilità, in quanto sfera, non può essere ridotta a nulla. Lumanista imperiale, colui che si vanta del fatto che nulla di ciò che è umano gli è estraneo, ci ricorda solamente quali sforzi gli furono necessari per rendersi a tal punto straniero a se stesso.
Glossa: ogni comunità è ad un tempo in atto e in potenza. Perciò ogni volta che essa si vuole puramente in atto (per esempio nella mobilitazione totale) o puramente in potenza (come nellisolamento celeste del Bloom) non cè comunità.
21. Lostilità si pratica in modi diversi, con risultati e metodi variabili. Il rapporto mercantile o contrattuale, la diffamazione, lo stupro, linsulto, la distruzione pura e semplice si lasciano disporre luno accanto allaltra: sono delle pratiche di riduzione; al limite le si può capire. Altre forme di ostilità seguono delle vie più tortuose e perciò meno evidenti. Si pensi al potlatch, alla lode, alla gentilezza, alla prudenza, allospitalità, che più raramente vengono riconosciute come altrettante pratiche di appiattimento; e tuttavia lo sono.
22. Non esiste nulla di ciò a cui ci si riferisce abitualmente con il nome di indifferenza. O una forma-di-vita mi è sconosciuta, nel qual caso essa non è niente per me, nemmeno indifferente. Oppure essa mi è nota e esiste per me come se non esistesse, nel qual caso mi è semplicemente e con ogni evidenza ostile.
23. Lostilità mi allontana dalla mia propria potenza.
24. Tra le latitudini estreme della comunità e dellostilità si estende la sfera dellamicizia e dellinimicizia. Lamicizia e linimicizia sono nozioni etico-politiche. Il fatto che entrambe diano luogo a intense circolazioni di affetti, prova solo che le realtà affettive sono degli oggetti darte, che il gioco delle forme-di-vita può essere elaborato.
25. Lamico è colui a cui mi lega una elezione, una intesa, una decisione tale che laccrescimento della sua potenza comporta anche laccrescimento della mia. Il nemico è, simmetricamente, colui a cui mi lega una elezione, un disaccordo tale che laccrescimento della mia potenza esige che io lo affronti, che io intacchi le sue forze.
26. Nello scontro con il nemico non è in gioco la sua esistenza, ma la sua potenza. Un nemico annientato non solo non può riconoscere la sua disfatta, ma finisce sempre per ritornare, prima come spettro e più tardi come hostis.
Glossa: folgorante risposta di Hannah Arendt a un sionista che dopo la pubblicazione di Eichmann a Gerusalemme e nello scandalo che ne derivò, le rinfacciava di non amare il popolo di Israele: Non amo i popoli. Amo solo i miei amici.
27. Ogni differenza tra forme-di-vita è una differenza etica. Questa differenza autorizza un gioco, dei giochi. Questi giochi non sono politici in se stessi, ma lo diventano a partire da un certo grado di intensità, e quindi anche a partire da un certo grado di elaborazione.
Glossa: non rimproveriamo a questo mondo né di dedicarsi alla guerra in modo troppo feroce, né di ostacolarla con tutti i mezzi, ma solamente di ridurla alle sue forme più nulle.
28. Non cercherò qui di mostrare la permanenza della guerra civile celebrando qualche bellepisodio della guerra sociale, o passando in rassegna momenti particolarmente significativi dellantagonismo di classe. Non si tratterà della rivoluzione inglese, russa o francese, della makhnovtchina, della Comune, di Gracco Babeuf, del maggio 68 né della guerra di Spagna. Gli storici me ne saranno grati: non mi approprierò dei frutti del loro lavoro. Seguendo un metodo decisamente più avveduto, mostrerò come la guerra civile prosegue proprio là dove è data per assente, per provvisoriamente sedata. Si tratterà di esporre i mezzi di una impresa continua di depoliticizzazione che arriva fino a noi partendo dal Medio evo, dove, comè noto, tutto è politico (Marx). Vale a dire che linsieme non sarà delineato a partire dalla linea della cresta storica, ma a partire da una sorta di linea esistenziale di bassa altitudine.
29. Ci sono due modi, reciprocamente ostili, di nominare: luno per esorcizzare, laltro per assumere. Lo stato moderno prima, lImpero poi parlano di guerra civile, ma ne parlano per meglio assoggettare la massa di coloro che darebbero tutto per scatenarla. Anchio parlo di guerra civile, e addirittura come di un fatto originario. Parlo di guerra civile allo scopo di assumerla, di assumerla in direzione delle sue forme più alte. E cioè in base al mio gusto.
30. Chiamo comunismo il movimento reale che elabora in ogni luogo, ad ogni istante, la guerra civile.
31. Il mio intento non dovrà venire esplicitato subito. Esso risulterà percepibile per coloro che hanno già familiarità con esso, del tutto assente invece per coloro che non ne hanno la minima idea. Per il resto, i programmi servono solo a rinviare a più tardi ciò che promuovono. Kant individuava il criterio di moralità di una massima nel fatto che la sua pubblicità non venga a contraddire la sua effettuazione. La moralità del mio disegno non potrà quindi eccedere la formula seguente: propagare una certa etica della guerra civile, una certa arte delle distanze.
Glossa: come la fine del medioevo è segnata dalla scissione dellelemento etico in due sfere autonome (la morale e la politica), così il compimento dei tempi moderni è segnato dalla riunificazione di questi due domini astratti in quanto separati. Riunificazione mediante cui fu ottenuto il nostro nuovo tiranno: il sociale.
Lo stato moderno, il soggetto economico La storia della formazione dello Stato in Europa è la storia della neutralizzazione dei contrasti confessionali, sociali e di altro genere in seno allo Stato.
Carl Schmitt, Neutralità e neutralizzazione
32. Lo Stato moderno non si definisce come un insieme di istituzioni i cui differenti tipi di concatenamento presenterebbero un interessante pluralismo. Lo Stato moderno, finché persiste, si definisce eticamente come il teatro operativo di una bifida finzione: quella secondo cui esisterebbero neutralità e centralità rispetto alle forme-di-vita.
Glossa: le fragili costruzioni del potere si riconoscono dalla loro pretesa continuamente ribadita di porre delle finzioni come evidenze. Nel corso dei Tempi Moderni una di queste finzioni sembra costituire la scenografia di tutte le altre: quella della neutralità centrale. La Ragione, il Denaro, la Giustizia, la Scienza, lUomo, la Civiltà o la Cultura. Dappertutto lo stesso movimento fantasmagorico: si pone lesistenza di un centro e si afferma che questo centro è eticamente neutro. Lo Stato, dunque, come condizione storica di fioritura di queste smancerie.
33. Lo Stato moderno si è dato per etimologia la radice indo-europea st- della fissità, delle cose immutabili, di ciò che è. La manovra ha tratto molti in inganno. Ora che lo Stato non fa altro che sopravvivere, il rovesciamento diventa chiaro: è la guerra civile stasis in greco che si configura come permanenza, mentre lo Stato moderno sarà stato solo un processo di reazione a questa permanenza.
Glossa a: contrariamente a ciò che si vorrebbe far credere, la storicità propria delle finzioni della modernità non è mai quella di una stabilità acquisita per sempre, di una soglia infine superata, ma precisamente quella di un processo di mobilitazione senza fine. Sotto le date inaugurali della storiografia ufficiale, sotto il gesto edificante del processo lineare non avrà smesso di compiersi un incessante lavoro di riconcatenamento, di correzione, di perfezionamento, di rabberciatura, di dislocamento e anche, talvolta, di ricostruzione con grande dispendio. È questo lavoro, e i suoi ripetuti fallimenti, che avrà dato nascita a tutta la paccottiglia nervosa del nuovo. La modernità: non uno stadio dove ci si sarebbe installati, ma un compito, un imperativo di modernizzazione, dal flusso teso, crisi dopo crisi, vinto solo, finalmente, dalla nostra stanchezza e dal nostro scetticismo.
34. In teoria, in pratica, lo Stato moderno nasce per mettere fine alla guerra civile detta di religione. Esso è dunque, storicamente e per sua stessa ammissione, secondo rispetto alla guerra civile.
35. Con la Riforma e poi con le guerre di religione si perde in Occidente lunità di un mondo tradizionale. Lo Stato moderno sorge allora come portatore di un progetto di ricomposizione, questa volta secolare, di tale unità: non più come unità organica, bensì come unità meccanica, come macchina, come artificialità cosciente.
36. Lo Stato moderno mette fine al disordine che il protestantesimo aveva portato nel mondo, facendo propria loperazione svolta da questultimo. La frattura denunciata dalla Riforma tra il foro interiore e le opere esteriori è ciò attraverso cui, istituendola, lo Stato moderno perviene a spegnere le guerre civili di religione e, con queste, le religioni stesse.
Glossa: ormai ci sarà da un lato la coscienza morale, privata, assolutamente libera, e dallaltro lazione politica, pubblica, assolutamente sottomessa alla Ragion di Stato. Si tratterà di due sfere distinte e indipendenti. Lo Stato moderno si costituisce esso stesso a partire dal nulla, sottraendo al tessuto etico tradizionale lo spazio moralmente neutro della tecnica politica, della sovranità. Il gesto di questa creazione è quello di un automa melanconico. Quanto più gli uomini si sono allontanati da questo momento di fondazione, tanto più il senso di questo gesto si è perduto. È la calma disperazione che si esprime ancora nellantica formula: cuius regio, eius religio.
37. Lo Stato moderno fa cadere in prescrizione le religioni perché dà loro il cambio al capezzale del più atavico fantasma della metafisica: quello dellUno. Dora in poi, lordine del mondo, il quale di per se stesso si sottrae, dovrà essere incessantemente ristabilito, mantenuto con tutte le forze. La polizia e la pubblicità saranno i mezzi altrettanto fittizi che lo Stato moderno metterà al servizio della sopravvivenza artificiale della finzione dellUno. Tutta la sua realtà si condenserà in questi mezzi, attraverso i quali veglierà per il mantenimento dellordine, ma questa volta di un ordine esteriore, pubblico. Anche tutti gli argomenti che farà valere a suo favore si ridurranno a questultimo: Fuori di me, il disordine. Ma fuori di lui non cè il disordine: fuori di lui, cè una molteplicità di ordini.
38. Lo Stato moderno, che pretende di mettere fine alla guerra civile, ne è piuttosto la continuazione con altri mezzi.
Glossa a: è forse necessario aprire il Leviatano per sapere che avendo la maggioranza, tramite i suffragi ad essa accordati, proclamato un sovrano, chiunque fosse in disaccordo deve ormai accordarsi con gli altri, ovvero accettare di ratificare le azioni che il sovrano potrà compiere, o altrimenti essere giustamente soppresso dagli altri. [...] E che egli sia del gruppo o meno, che il suo accordo sia sollecitato o meno, egli deve o sottomettersi ai decreti del gruppo, o permanere nella stato di guerra in cui si trovava precedentemente, stato nel quale può senza ingiustizia essere soppresso da chiunque? La sorte dei comunardi, dei prigionieri di Azione Diretta o degli insorti del giugno 1848 ci rende ampiamente edotti sullorigine del sangue con il quale si fanno le repubbliche. Qui risiede il carattere proprio, e lostacolo, dello Stato moderno: esso si mantiene solo tramite la pratica di ciò che vuole scongiurare, attraverso lattualizzazione di ciò stesso che reputa assente. Gli sbirri ne sanno qualcosa, loro che devono contraddittoriamente applicare uno stato di diritto che di fatto riposa solo su di loro. Era dunque il destino dello Stato moderno quello di nascere dapprima come lapparente vincitore della guerra civile, per esserne in seguito vinto. Di non essere stato altro, in fin dei conti, che una parentesi e un partito nel corso paziente della guerra civile.
Glossa b: Ovunque lo Stato moderno abbia esteso il suo regno, esso ha autorizzato se stesso con gli stessi argomenti, con costruzioni simili. Queste costruzioni sono accorpate al loro più alto grado di purezza e nel loro concatenamento più stretto in Hobbes. È per questo motivo che tutti coloro che hanno voluto misurarsi con lo Stato moderno hanno avvertito la necessità di confrontarsi con questo singolare teorico. Ancora oggi, allapice del movimento di liquidazione dellordine stato-nazionale, risuona abbondantemente la eco dello Hobbesismo. Così, quando il governo francese, nella intricata questione della autonomia della Corsica, finì per adeguarsi al modello del decentramento imperiale, il suo ministro degli interni diede le dimissioni affermando sommariamente: La Francia non ha bisogno di una nuova guerra di religione.
39. Il processo che, su scala molare, assume laspetto dello Stato moderno, su scala molecolare si chiama soggetto economico.
Glossa a: ci siamo ampiamente interrogati sullessenza delleconomia e, più specificamente, sul suo carattere di magia nera. Leconomia non si comprende come regime dello scambio, e quindi del rapporto tra forme-di-vita, se non sulla base di una presa etica: quella che consiste nella produzione di un certo tipo di forme-di-vita. Leconomia appare ben prima delle istituzioni attraverso le quali se ne segnala correntemente lemergenza il mercato, la moneta, il prestito ad usura, la divisione del lavoro. Essa appare come possessione, come possesso, proprio in virtù di uneconomia psichica. In questo senso è qui in gioco una vera magia nera, e solo su questo piano leconomia è reale, concreta. Solo qui la sua connessione con lo Stato è constatabile empiricamente. La crescita per spinte dello Stato è ciò che ha creato progressivamente leconomia nelluomo, ciò che ha creato lUomo in quanto creatura economica. Ad ogni perfezionamento dello Stato si perfeziona leconomia in ognuno dei suoi soggetti, e inversamente.
Sarebbe facile dimostrare come, nel corso del XVII secolo, il nascente Stato moderno ha imposto leconomia monetaria e tutto ciò che essa implica al fine di poter prelevare il necessario per nutrire lo sviluppo dei suoi apparati e le sue continue campagne militari. Del resto ciò è già stato fatto. Ma solo in superficie tale punto di vista coglierebbe il nodo che lega lo Stato e leconomia.
Tra le altre cose, lo Stato moderno designa un processo di monopolizzazione crescente della violenza legittima, un processo, dunque, di delegittimazione di ogni violenza che sia altra dalla sua. Lo Stato moderno ha servito il movimento generale di una pacificazione che si mantiene solo, a partire dalla fine del Medioevo, attraverso la sua continua accentuazione. Non si tratta solo del fatto che nel corso di questa evoluzione esso ostacola in modo sempre più drastico il libero gioco delle forme-di-vita; esso lavora assiduamente a spezzarle, a dilaniarle, ad estrarne la nuda vita, estrazione che è il movimento stesso della civilizzazione. Ogni corpo, per divenire soggetto politico in seno allo Stato moderno, deve passare attraverso la lavorazione che lo renderà tale: deve cominciare lasciando da parte le sue passioni (impresentabili), i suoi gusti (derisori), le sue inclinazioni (contingenti) e, al posto e in vece di tutto ciò, deve dotarsi di interessi, che non solo sono più presentabili, ma anche rappresentabili. Così, per divenire soggetto politico, ogni corpo deve anzitutto procedere alla sua autocastrazione in soggetto economico. Idealmente, il soggetto politico si sarà ridotto allora ad un mero voto.
La funzione essenziale della rappresentazione che una società dà di se stessa è di influire sul modo in cui ciascun corpo si rappresenta a se stesso e quindi sulla sua struttura psichica. Lo Stato moderno è anzitutto la costituzione di ogni corpo come Stato molecolare, dotato di un integrità corporea modellata sullintegrità territoriale; profilato come entità chiusa in un Io opposto tanto al mondo esterno quanto alla società tumultuosa delle sue inclinazioni, che si tratta di contenere; infine spinto a rapportarsi ai propri simili come buon soggetto di diritto, a trattare con gli altri corpi in base alle clausole universali di una specie di diritto internazionale privato dei costumi civilizzati. Così, quanto più le società si costituiscono in Stati, tanto più i loro soggetti si incorporano leconomia. Essi si auto- ed etero-sorvegliano, controllano le loro emozioni, i loro movimenti, le loro inclinazioni, e credono di poter esigere dagli altri lo stesso ritegno. Vegliano al fine di non lasciarsi mai andare là dove ciò potrebbe esser loro fatale, e si riservano un piccolo angolo di opacità in cui potranno tranquillamente rilassarsi. Al riparo, trincerati allinterno delle loro frontiere, calcolano, prevedono, si fanno intermediari tra il passato e il futuro e annodano le loro sorti alla concatenazione prevedibile delluna e dellaltra. È proprio questo: si incatenano, essi stessi e gli uni agli altri, contro ogni eccesso. Pretesa padronanza di sé, continenza, autoregolazione delle passioni, estrazione di una sfera della vergogna e della paura la vita nuda , congiurazione di ogni forma-di-vita, a fortiori di ogni gioco elaborato tra esse.
Così la minaccia cupa e densa dello Stato moderno produce primordialmente, esistenzialmente, leconomia, nel corso di un processo che si può far risalire al XII secolo, alla costituzione delle prime corti territoriali. Come ha notato acutamente Elias, la curializzazione dei guerrieri offre lesempio archetipico di questa incorporazione delleconomia le cui ramificazioni vanno dal codice di comportamento cortese del XII secolo fino alletichetta della corte di Versailles (prima realizzazione significativa di una società perfettamente spettacolare dove tutti i rapporti sono mediati da immagini), passando per i manuali di civiltà, di prudenza e di saper vivere. La violenza, e ben presto tutte le forme di abbandono che stavano alla base dellesistenza del cavaliere medievale, si trovano lentamente addomesticate, ovvero isolate come tali, deritualizzate, escluse da ogni rappresentazione, sottomesse finalmente dallo scherno, dal ridicolo, dalla vergogna di avere paura e dalla paura di avere vergogna. È attraverso la diffusione di questa autocoercizione, di questo terrore dellabbandono, che lo Stato è riuscito a creare il soggetto economico, a contenere ciascuno nel suo Io, ossia nel suo corpo, a prelevare su ogni forma-di-vita della nuda vita.
Glossa b: In un certo senso il campo di battaglia è stato dislocato nel foro interiore delluomo. È qui che egli deve accapigliarsi con una parte delle tensioni e delle passioni che fino a poco tempo prima si esteriorizzavano nei corpo-a-corpo in cui gli uomini si affrontavano direttamente. [
] Le pulsioni, le emozioni appassionate che non si manifestavano più nella lotta tra gli uomini, si impongono sovente allinterno dellindividuo contro la parte sorvegliata del suo Io. Questa lotta in parte automatica delluomo con se stesso non ha sempre esito felice.
Norbert Elias, La dinamica dellOccidente
Come attestato ampiamente dallepoca moderna, lindividuo prodotto da questo processo di incorporazione delleconomia porta in sé una incrinatura [fêlure]. Attraverso tale incrinatura trasuda la sua nuda vita. Persino i suoi gesti sono crepati, spezzati dallinterno. Nessun abbandono, nessuna assunzione possono avvenire là dove si scatena il processo statale di pacificazione, la guerra di annientamento diretta contro la guerra civile. Al posto delle forme-di-vita si trovano qui, quasi parodisticamente, delle soggettività, una sovrapproduzione ramificata, una proliferazione arborescente di soggettività. In questo punto convergono le due sciagure delleconomia e dello Stato: la guerra civile si è rifugiata in ognuno, lo Stato moderno ha messo ciascuno in guerra contro se stesso. Proprio da qui noi prendiamo le mosse.
40. Il gesto fondatore dello Stato moderno non il primo, ma quello che esso incessantemente reitera è listituzione di questa scissione fittizia tra pubblico e privato, tra politica e morale. È in questo modo che esso viene ad incrinare i corpi e a triturare le forme-di-vita. Questo movimento di scissione tra libertà interiore e sottomissione esteriore, tra interiorità morale e condotta politica, corrisponde allistituzione della nuda vita come tale.
Glossa: i termini della transazione hobbesiana tra il soggetto e il sovrano sono noti per esperienza: do la mia libertà in cambio della tua protezione. Tu devi garantirmi la sicurezza in cambio della mia assoluta obbedienza esteriore. La sicurezza, posta dapprima come protezione dal pericolo di morte che gli altri fanno pesare su di me, assume nel corso del Leviatano ben altra estensione. Si legge nel capitolo XXX: Badate che per sicurezza non intendo solo la preservazione, ma anche tutte le altre soddisfazioni di questa vita che ciascuno potrà acquistare con la sua industria legittima, senza pericolo né male per la Repubblica.
41. Loperazione statale di neutralizzazione, a seconda che la si consideri da un lato o dallaltro dellincrinatura, istituisce due monopoli chimerici, distinti e solidali: il monopolio del politico e il monopolio della critica.
Glossa a: da un lato, è chiaro, lo Stato pretende di arrogarsi il monopolio del politico, di cui il famoso monopolio della violenza legittima non è che la traccia più banalmente evidente. La monopolizzazione del politico infatti esige anche di degradare lunità differenziata di un mondo in una nazione, poi questa nazione in una popolazione e un territorio, di disintegrare tutta lorganicità della società tradizionale per sottometterne i frammenti residui a un principio di organizzazione, e finalmente, dopo aver ridotto la società a una pura massa indistinta, a una moltitudine decomposta nei suoi atomi (Hegel), di presentarsi come lartista che dà forma alla sua materia bruta sotto il principio leggibile della Legge.
Dallaltro lato, la scissione tra privato e pubblico genera una seconda irrealtà che va in coppia con lirrealtà dello Stato: la critica. È stato Kant naturalmente a formulare il motto della critca in Che cosè lIlluminismo? Curiosamente, si tratta anche di una frase di Federico II: Ragionate quanto volete e su tutto quel che volete; purché obbediate!. La critica apre quindi, simmetricamente allo spazio politico, moralmente neutro della Ragione di Stato, lo spazio morale, politicamente neutro del libero uso della Ragione. È la pubblicità, inizialmente identificata con la Repubblica delle Lettere, poi rapidamente convertita in arma statale contro ogni tessuto etico rivale, che siano le inestricabili solidarietà della società tradizionale, la Corte dei Miracoli o luso popolare della strada. Allastrazione di una sfera statale della politica autonoma risponde ormai questaltra astrazione: la sfera critica del discorso autonomo. E come il silenzio doveva circondare i gesti della ragione di Stato, la proscrizione del gesto dovrà circondare gli sproloqui, le elucubrazioni della ragione critica. La critica si vuole tanto più pura e radicale quanto essa è più estranea a ogni positività alla quale potrebbe legare le sue affabulazioni. Essa riceve così, in cambio della sua rinuncia ad ogni pretesa immediatamente politica (pretesa a contestare allo Stato il suo monopolio), il monopolio della morale. Essa potrà protestare senza fine, purché non pretenda mai di esistere in un altro modo. Gesti senza discorso da un lato, discorso senza gesto dallaltro, insieme lo Stato e la Critica assicurano con le loro istanze proprie, polizia e pubblicità, la neutralizzazione di tutte le differenze etiche. In questo modo si è congiurato, con il gioco delle forme-di-vita, il politico stesso.
Glossa b: non stupirà a questo punto che la critica abbia prodotto i suoi capolavori precisamente là dove i cittadini sono stati più compitamente spossessati di ogni accesso alla sfera politica, di fatto a ogni pratica; dove ogni esistenza collettiva è stata posta sotto la presa dello Stato. CI riferiamo agli assolutismi francese e prussiano del secolo XVIII. Non ci sorprende affatto che il paese dello Stato sia anche della Critica, che la Francia sia, in tutti i suoi aspetti e spesso in modo esplicito, così ferocemente settecentista. Assumendo la contingenza del teatro delle nostre operazioni, non ci dispiace evocare qui la costanza di un carattere nazionale che altrove è ovunque esaurito. Piuttosto di mostrare come, generazione dopo generazione, da più di due secoli, lo Stato ha fatto le critiche e le critiche, a loro volta, hanno fatto lo Stato, riteniamo più istruttivo riprodurre le descrizioni della Francia prerivoluzionaria approntate a metà del XIX secolo, a breve distanza dagli eventi, da un ingegno al tempo stesso assai avvertito e assai odioso: Lamministrazione dellantico regime aveva privato fin dallinizio i francesi della possibilità di aiutarsi vicendevolmente. Quando sopraggiunse la Rivoluzione, sarebbe stato vano cercare nella maggior parte della Francia dieci uomini che avessero labitudine di agire in comune regolarmente e di badare autonomamente alla propria difesa; il potere centrale doveva farsene carico.
La Francia [era] uno dei paesi europei dove ogni vita politica era estinta da più tempo e nel modo più completo, dove i privati avevano più compiutamente perduto la dimestichezza con gli affari, labitudine a leggere nei fatti, lesperienza dei movimenti popolari e quasi la nozione stessa di popolo.
Giacché non esistevano più istituzioni libere, né di conseguenza classi politiche, né corpi politici vivi, né partiti organizzati e guidati, e poiché in assenza di tutte queste forze regolari la direzione dellopinione pubblica, quando essa rinacque, spettava unicamente a dei filosofi, ci si doveva aspettare che la Rivoluzione sarebbe stata condotta in base a dei principi astratti e a delle teorie molto generali, piuttosto che in vista di alcuni fatti particolari.
La condizione stessa di questi settori li portava a gustare le teorie generali e astratte in materia di governo e a confidare ciecamente in esse. Vivendo essi in una lontananza pressoché infinita dalla politica, nessuna esperienza poteva temperare lardore della loro indole.
Tuttavia avevamo conservato una libertà nella rovina di tutte le altre: potevamo filosofare senza vincoli sullorigine delle società, sulla natura essenziale dei governi e sui diritti primordiali del genere umano.
Tutti coloro che si sentivano in imbarazzo di fronte alla pratica quotidiana della legislazione, si lasciarono presto coinvolgere da questa politica letteraria.
Ogni passione pubblica si mascherava da filosofia; la vita politica fu violentemente respinta nella letteratura.
E finalmente, come risultato della Rivoluzione: Potete apprezzare un potere centrale immenso che ha attirato e inghiottito nella sua unità tutte le particole di autorità e di influenza che erano prima disperse in una massa di poteri secondari, di ordini, di classi, di professioni, di famiglie, di individui, e come sparpagliati in tutto il corpo sociale. (Alexis de Tocqueville, Lancien régime et la Révolution, 1856).
42. Il fatto che alcune tesi, come quella della guerra di ciascuno contro ciascuno, si trovino elevate al rango di massime di governo, dipende dalle operazioni che esse autorizzano. Ci si domanderà, in questo caso preciso, come la guerra di ciascuno contro ciascuno abbia potuto scatenarsi prima che ciascuno fosse prodotto come ciascuno. E si vedrà allora come lo Stato moderno presupponga lo stato di cose che esso stesso produce; come esso fissi in una antropologia larbitrarietà della proprie esigenze; come la guerra di ciascuno contro ciascuno sia piuttosto lindigente etica della guerra civile che lo Stato moderno ha imposto ovunque sotto il nome di economia.
43. Rousseau ha creduto di poter obiettare a Hobbes che lo stato di guerra nasce dallo stato sociale. Così facendo, egli opponeva al cattivo selvaggio dellinglese il suo Buon Selvaggio, ad unantropologia unaltra antropologia, questa volta ottimista. Ma lerrore, lì, non era il pessimismo, bensì lantropologia e la volontà di fondare su di essa un ordine sociale.
44. Lirriducibilità della guerra civile alloffensiva giuridico-formale dello Stato non risiede marginalmente nel fatto che resti sempre una plebe da pacificare, ma centralmente nei mezzi stessi di questa pacificazione. Le organizzazioni che prendono lo Stato come modello conoscono così, sotto il nome di informale, ciò che in esse dipende propriamente dal gioco della forme-di-vita. Nello Stato moderno questa irriducibilità si manifesta attraverso lestensione infinita della polizia, cioè di tutto ciò che ha il compito inconfessabile di realizzare le condizioni di possibilità di un ordine statale tanto più vasto quanto impraticabile.
45. In ogni istante della sua esistenza la polizia rammenta allo Stato la violenza, la trivialità e loscurità della sua origine.
46. Lo Stato moderno avrà fallito in tre maniere: anzitutto come Stato assolutista, poi come Stato liberale, e ben presto come Stato-provvidenza. Il passaggio dalluno allaltro si comprende in relazione a tre forme successive, e corrispondenti termine a termine, della guerra civile: la guerra di religione, la lotta di classe, il Partito Immaginario. Va notato che il fallimento in questione non risiede affatto nel risultato, ma coincide con il processo stesso, in tutta la sua durata.
Glossa a: passato il primo momento di pacificazione violenta, instaurato il regime assolutista, la figura del sovrano incarnato restava come il simbolo inutile di una guerra conclusa. Invece di giocare nel senso della pacificazione, esso provocava al contrario allo scontro, alla sfida, alla rivolta. Lassunzione della sua forma-di-vita singolare - questo è il mio piacere - aveva, in modo fin troppo evidente, per prezzo la repressione di tutte le altre. Lo Stato liberale corrisponde al superamento di questa aporia, laporia della sovranità personale, ma al superamento di questa sul suo proprio terreno. Lo Stato liberale è lo Stato frugale, che pretende di esistere solamente per assicurare il libero gioco delle libertà individuali e a questo fine comincia con lestorcere ad ogni corpo degli interessi, per poi vincolarlo ad essi e regnare tranquillamente su questo nuovo mondo astratto: la repubblica fenomenica degli interessi (Foucault). Dice di esistere solo per il buon ordine, il buon funzionamento della società civile, che esso stesso ha creato nella sua interezza. Curiosamente si nota che il momento di gloria dello Stato liberale, che si estende dal 1815 al 1914, ha corrisposto alla moltiplicazione dei dispositivi di controllo, alla messa sotto sorveglianza continua della popolazione, alla disciplinarizzazione generale di questa, alla sottomissione compiuta della società alla polizia e alla pubblicità. Le famose grande tecniche disciplinari che si fanno carico del comportamento degli individui giorno dopo giorno e fin nel dettaglio più fine sono esattamente contemporanee allepoca delle libertà, nel loro sviluppo, nella loro esplosione, nella loro disseminazione attraverso la società (Foucault). Il punto è che la sicurezza è condizione prima della libertà individuale, la quale si risolve in nulla a forza di arrestarsi dove inizia quella altrui. Lo Stato che vuole governare abbastanza per poter governare il meno possibile di fatto deve sapere tutto e sviluppare un insieme di pratiche, di tecnologie a questo fine. La polizia e la pubblicità sono le due istanze attraverso le quali lo Stato liberale si renderà trasparente lopacità fondamentale della popolazione. Vediamo qui quanto è insidioso il modo in cui lo Stato liberale porta alla sua perfezione lo Stato moderno, adducendo a pretesto che deve poter essere dappertutto per non doverci essere effettivamente, che deve sapere tutto per poter lasciare liberi i suoi soggetti. Il principio dello Stato liberale si potrebbe formulare così: Perché lo Stato non sia dappertutto, bisogna che il controllo e la disciplina lo siano. Solo quando il governo, limitato dapprima alla sua funzione di sorveglianza, vedrà che qualcosa non accade come previsto dalla meccanica generale dei comportamenti, degli scambi, della vita economica, ecc., solo allora esso dovrà intervenire. [
] Il Panopticum è la formula stessa di un governo liberale (Foucault, Nascita della biopolitica). La società civile è il nome che lo Stato liberale darà in seguito a ciò che sarà al contempo suo prodotto e suo fuori. Non stupisce che uno studio sui valori dei francesi pretenda di concludere, senza avere limpressione di enunciare un paradosso, che nel 1999 i francesi sono sempre più attaccati alla libertà privata e allordine pubblico (Le Monde, 16 novembre 2000). Evidentemente tra gli abbruttiti che accettano di rispondere ad un sondaggio, che quindi credono ancora alla rappresentazione, cè una maggioranza di innamorati infelici, evirati dallo Stato liberale. Insomma la società civile francese designa niente altro che il buon funzionamento dellinsieme di discipline e regimi di soggettivazione autorizzati dallo Stato moderno.
Glossa b: imperialismo e totalitarismo rappresentano le due modalità in cui lo Stato moderno tenta di saltare al di sopra della propria impossibilità, mediante la fuga in avanti nellespansione coloniale al di là delle sue frontiere, poi mediante lapprofondimento intensivo della sua penetrazione allinterno delle proprie frontiere. In tutti i casi queste reazioni disperate dello Stato, che pretendeva di essere tutto proprio nel mentre doveva constatare di non essere più nulla, si conclusero nelle forme di guerra civile che esso riteneva lavessero preceduto.
47. La statalizzazione del sociale non poteva che venire ripagata con una socializzazione dello Stato, e condurre di conseguenza al dissolversi di Stato e società luno nellaltra. Si dà il nome di Stato-provvidenza allindistinzione in cui la forma-Stato è sopravvissuta a se stessa in seno allImpero. Nel suo attuale smantellamento si esprime lincompatibilità dellordine statale e dei suoi mezzi, la polizia e la pubblicità. Analogamente non cè più società, nel senso di ununità differenziata: cè solo un intrico di norme e dispositivi attraverso i quali si tengono insieme i brandelli sparsi del tessuto biopolitico mondiale, attraverso i quali si previene ogni disintegrazione violenta di questultimo. LImpero è il gestore di questa desolazione, il regolatore ultimo di un processo di tiepida implosione.
Glossa a: cè una storia ufficiale dello Stato in cui questo appare come il solo e unico protagonista, in cui i progressi del monopolio statale del politico sono altrettante battaglie vinte contro un nemico invisibile, immaginario, precisamente senza storia. Cè poi una contro-storia, fatta dal punto di vista della guerra civile, in cui la posta in gioco di tutti questi progressi, la dinamica dello Stato moderno si lascia intravedere. Questa contro-storia mostra un monopolio del politico costantemente minacciato dal ricostituirsi di mondi autonomi, di collettività non-statali. Tutto ciò che lo Stato ha abbandonato alla sfera privata, alla società civile, e che ha decretato insignificante, non-politico, tutto ciò lascia sempre abbastanza spazio al libero gioco delle forme-di-vita perché il monopolio del politico appaia talvolta contestato. Lo Stato è quindi spinto a investire, progressivamente o con un gesto violento, la totalità dellattività sociale, a prendere sulle sue spalle la totalità dellesistenza degli uomini. Allora il concetto dello Stato al servizio dellindividuo in buona salute si sostituisce al concetto dellindividuo in buona salute al servizio dello Stato (Foucault). In Francia questo rovesciamento è già acquisito quando si vota la legge del 9 aprile 1898 concernente la responsabilità degli incidenti di cui sono vittime gli operai durante il loro lavoro e a fortiori la legge del 5 aprile 1910 sulle pensioni di operai e contadini, legge che consacra il diritto alla vita. Sostituendosi così nel corso dei secoli a tutte le mediazioni eterogenee della società tradizionale, lo Stato doveva ottenere un risultato inverso rispetto a quello a cui mirava, e finalmente soccombere alla propria impossibilità. Lui che voleva concentrare il monopolio del politico, aveva politicizzato tutto; tutti gli aspetti della vita erano diventati politici, non in se stessi in quanto contenuti singolari, ma appunto in quanto lo Stato, prendendo posizione in essi, si era costituito anche lì in partito. Ovvero come lo Stato portando dappertutto la sua guerra contro la guerra civile, ha finito per propagare lostilità contro di sé.
Glossa b: lo Stato-provvidenza, che subentrò dapprima allo Stato liberale in seno allImpero, è il prodotto della diffusione massiccia di discipline e regimi di soggettivazione propri dello Stato liberale. Esso sopraggiunge nel momento in cui la concentrazione di queste discipline e di questi regimi con per esempio la generalizzazione delle pratiche assicurative assurge ad un grado tale nella società che questa non riesce più a distinguersi dallo Stato. Gli uomini sono stati socializzati ad un punto tale che lesistenza di un potere separato, personale dello Stato diventa un ostacolo alla pacificazione. I Bloom non sono più dei soggetti, né di diritto né economici: sono creature della società imperiale; perciò devono bisogna farsene carico anzitutto in qualità di esseri viventi perché essi possano in seguito continuare a esistere fittiziamente in quanto soggetti di diritto.
(continua)
www.disgiunzioni.it
|